racconto scritto dal nostro lettore Damiano
Ti sei perso la prima parte della storia? Leggila qui
Il ghiaccio con Giulia si era evidentemente rotto dopo il pompino nel suo ufficio. Avevo capito che non aveva tabù sul sesso e che le piaceva giocare e fare la gattina per poi rivelarsi una leonessa.Avevamo aperto una stanza segreta su Telegram che ci permetteva di scriverci senza risultare online e che si cancellava dopo un certo orario, in cui ci scrivevamo con maggiore intimità anche rasentando la pornografia.
Continuavamo ad incontrarci all’uscita dei bambini all’asilo, sempre assumendo un comportamento di distacco ma stuzzicandoci con qualche messaggino nell’attesa che passava inosservato agli occhi degli altri genitori.
Qualche volta però Giulia aveva il piacere di esagerare, mettendo in mezzo ad una frase provocazioni del tipo “non porto il tanga” oppure un “ho voglia di succhiarti il cazzo” pronunciati con una naturalezza serafica.
Dopo il nostro primo incontro non ce n’erano stati altri ed entrambi eravamo convinti che dovevamo organizzarci al più presto. Ma se l’attesa del piacere è essa stessa piacere, oramai eravamo convinto che il procrastinare l’incontro diventava una tortura e così eccoci in macchina diretti in un luogo appartato.
Mentre guidavo, la sua mano sfiorava i miei pantaloni dove già c’era una piacevole erezione dovuta all’idea di quello che sarebbe accaduto.
Trovammo un posto tranquillo sotto un ponte: non potevamo andare nel suo ufficio perché era il periodo delle scadenze fiscali e qualche collaboratore sarebbe potuto entrare all’improvviso e non potevano neanche andare in un hotel ad ore perché non ce n’erano nelle vicinanze.
Parcheggiata la macchina in maniera tale che nessuno potesse vederci, ci liberammo delle scarpe e tirammo giù i sedili abbracciandoci un momento e dandoci dei baci con passione.
Non sapevo se avesse preso lei l’iniziativa ed io non volevo apparire troppo frettoloso e poi la sua lingua in bocca era già soddisfacente.
Ma avevamo solo un’ora di tempo, basta giocare perché il desiderio aumentava ed il mio cazzo pretendeva la giusta attenzione. Mi posi sopra di lei e subito il suo sguardo si fece birichino. Indossava una camicia leggera di un azzurro che ricordava il mare ed un paio di jeans che lasciavano poca fantasia alla forma del suo sedere.
“Cosa vuoi fare?” mi chiese ed io decisi che era venuto il momento di assaggiare il suo umore. Sbottonai i suoi pantaloni e li abbassai fino a levarli, notando che portava un intimo nero che levava il fiato. Spostai di lato quel pizzo ed aprii le sue cosce. Le grandi labbra si aprirono come uno scrigno mostrando una figa rosea e già umida.
Divaricai leggermente le sue cosce e lei mi aiutò con complicità dilatando ancora di più la sua passera con le dita e lasciandomi più spazio per leccare.
Affondai lentamente la mia lingua prima di punta e poi di piatto assaporando il suo miele che addolciva la mia bocca. Arrivai al suo clitoride e lo leccai prima per poi succhiarlo, avvolgendogli intorno le labbra ed aspirando leggermente. I tuoi gemiti mi facevano capire che godeva e mi invitava indirettamente a impegnarmi maggiormente nel suo piacere.
Tornai a leccare tra le grandi labbra per poi scendere fino al suo buchetto e quando la lingua spinse per entrare, lei ebbe un urlo di piacere immenso.
I suoi buchi erano perfettamente rasati ed il piacere di leccarli era immenso. Pensai di cambiare posizione ma sempre per continuare a leccare. Così mi sdraiai sul sedile e lei si sedette su di me, puntata sui piedi, offrendomi una maggiore apertura e facendo gocciolare un po’ dei suoi umori sulla mia lingua che li accoglieva vogliosamente.
Mentre ero intento a provocare il suo piacere, lei decise di fare lo stesso sbottonamdomi i pantaloni e facendo uscire il mio cazzo già duro, dando il via ad un 69 che avrei voluto non fosse mai finito.
Alternavo il leccare di figa e culo mentre lei alternava la bocca alla mano, regalandomi continui piaceri.
“Neanche oggi mi scoperai” mi aveva detto all’inizio perché voleva mandarmi fuori di testa e confesso che ci stava riuscendo. Lei succhiava quasi volesse staccarmelo ed io la leccavo con la voglia di farle perdere la sensibilità.
“Fammelo mettere tra le tette” le chiesi e lei tentennò un po’ perché troppo impegnata a succhiarmelo e così decisi di cambiare gioco.
“Sdraiati e tira fuori le tette” le ordinai con voce autoritaria e lei subito obbedì, levandosi la camicia e prendendo i suoi seni tra le mani. “Accomodati” mi disse ed io la cavalcai godendo di quella sega spagnola. Le tette erano morbide ma sode, l’aureola discreta ed i capezzoli che chiedevano di essere succhiati.
Lei stringeva le tette per farmi godere mentre con la lingua leccava la cappella che usciva fuori ogni volta.
Quando mi accorsi che stavo per schizzare, lo presi in mano masturbandomi alla vista dei suoi seni, inondandoli poco dopo. Lei decise di assaggiare lo sperma succhiandosi i capezzoli e questo prolungò la mia erezione il tempo giusto per cacciarglielo ancora in bocca.
“Adoro la sborra” mi disse mentre la succhiava dalla punta e poi dal capezzolo ed io, per ringraziarla delle emozioni, la baciai con la lingua assaggiando il mio sapore che non mi dispiaceva minimamente.
Ci rivestimmo, pulendoci con delle salviette umidificate che buttammo in un cassonetto più avanti, e dandoci poi un bacio per salutarci.
“Quando potrò scoparti?” le chiesi. “Non avere fretta…” fu la sua invitante risposta.