La sorpresa di Giulia

Racconto: Sorpresa extraconiugale

racconto scritto dal nostro lettore Damiano

Sono sempre stato un bravo marito fedele e ho sempre avuto una buona intesa sessuale con mia moglie, anche dopo la nascita della prima figlia e nonostante il lavoro da giornalista che spesso mi portava via molto tempo.

Ma quando andavo a prendere mia figlia all’asilo, confesso che quella mamma che incontravo ogni volta riusciva a far nascere in me i desideri più perversi nonostante io non conoscessi neanche il nome.

Non potevo fare a meno di notare la sua ricercatezza nel vestire che sapeva mettere in mostra un generoso seno e il fisico asciutto, il trucco leggero sul viso che esaltava gli occhi verdi e le unghie ben curate con lo smalto che rivelava una discreta passione per la nails art.

Aveva un giorno i capelli legati, un giorno li lasciava sciolti, un giorno accionciati in maniera da evidenziare i lineamenti del viso; ogni giorno era un’acconciatura differente.

Scambiammo le prima battute quasi per caso, quando parcheggiai la mia macchina in maniera da impedirle di uscire. Fortunatamente prendevamo i bambini allo stesso momento e quindi non le creò un eccessivo disagio ma fu l’occasione, il giorno dopo, di scherzare e presentarci.

Giulia, commercialista, un marito rappresentante di vini e due figli. Le giornate ben organizzate e scandite dagli impegni e dall’hobby del pianoforte.

Io ero un giornalista d’inchiesta e, con discreto piacere, venni a sapere che alcuni dei miei servizi maggiori sul tema bancario erano stati apprezzate da Giulia.

Ci scambiammo i numeri continuando comunque a vederci ogni giorno ed aumentando sempre di più il nostro scherzare. L’uscita dei bambini era diventato un appuntamento fisso della giornata in cui potevamo incontrarci e parlare e spesso mi trovavo d’accordo con lei su diversi temi.

Quella che io chiamo “la svolta” avvenne quasi per caso: non ero potuto andare a prendere la bambina perché ero partito per la Francia inviato del mio giornale. All’ora dell’uscita dei bambini mi arrivò un messaggio da parte di Giulia, un semplice “dove sei?” perché non mi aveva visto. La mia partenza era stata così improvvisa che non avevo pensato di avvertirla.

La ringraziai di essersi preoccupata e le promisi che per farmi perdonare, le avrei offerto un caffè alla prima occasione. Un appuntamento al bar con molta discrezione perché i pettegoli sono sempre in agguato e le chiacchiere sempre fastidiose.

Lo scambio di messaggi su Telegram che preferivamo a Whatsapp si fecero più intensi e cominciammo a parlare di argomenti più profondi compresa l’intimità sessuale.

E venne finalmente l’appuntamento per un caffè bevuto in un bar appena fuori città.

Io indossavo come sempre un paio di jeans con una polo ed una giacca leggera, la “divisa” classica del giornalista. Lei si presentò con un vestito leggero appena sopra le ginocchia color ciclamino e con una scollatura che avrebbe potuto distrarre il mio sguardo facilmente. Aveva i capelli legati sopra la testa e gli occhi erano ben piantati sui miei e questo rappresentava un espediente per non abbassare lo sguardo e perdermi in pensieri piccanti tra i suoi seni mentre parlavamo.

Finito il caffè mi invitò a visitare il suo studio a pochi passi da quel bar, un invito che accettai con vero piacere soprattutto perché noi giornalisti siamo sempre molto curiosi.

Arrivammo davanti alla porta dove brillava la targa con il suo nome marcato dal prefisso “dottoressa” ed un piccolo carico erotico si affacciò a me per quella figura che, mi accorsi, non conoscevo benissimo.

Entrammo e come la porta si chiuse alle nostre spalle capii che non c’era nessuno oltre a noi. “Ti imbarazza che siamo soli?” mi chiese senza però darmi il tempo di rispondere perché mi piantò la sua lingua in bocca.

Lo confesso, non mi sarei mai aspettato questa continuazione ma avevo piacere che stesse accadendo e non era mia intenzione tirarmi indietro.

In quel momento, per la prima volta, non ero più un marito fedele ed un padre esemplare ma un uomo che aveva voglia di un’altra donna.

La sua lingua si muoveva nella mia bocca con avidità intenta a esplorare ogni millimetro mentre lei faceva aderire il suo corpo al mio ed i suoi seni conquistavano il mio petto.

Mi accorsi di avere un’erezione subito dopo che lei aveva cominciato ad armeggiare con la mia cinta. Levò la lingua dalla mia bocca il tempo di dire “secondo me hai un bel cazzo” e poi tornare subito dopo a muoverla con ancora più avidità.

Fece uscire la mia verga dai boxer e cominciò a massaggiarlo dopo essersi bagnata la mano con la saliva. La muoveva dalla punta lungo tutta l’asta con maestria ed io non potevo far altro che mugolare di piacere.

“Dirigo io il gioco oggi” mi disse con aria da diavoletta ed io non riuscii a controbattere perché ero troppo impegnato a non schizzare il mio sperma così precocemente.

Smise di baciarmi e si inginocchiò davanti a me senza mai levare i suoi occhi dai miei e facendo sparire, quasi per magia, il mio cazzo dentro la sua bocca. Muoveva le labbra come per accarezzarlo mentre sentivo la lingua bollente sul frenulo. Movimenti lenti di una bocca che rappresentava la proibizione ed il peccato che avevo voglia di compiere.

L’unica cosa che volevo adesso era di scoparla e sentirla urlare, ma quando presi il suo braccio per spostarla sul divanetto lei sorrise facendo di no con la testa ma senza smettere di succhiarlo anzi, aumentando leggermente il ritmo.

“Voglio scoparti” le dissi quasi implorandola e lei, levandosi il cazzo dalla bocca ma continuando a segarlo con la mano destra, mi disse con un tono che non ammetteva repliche “oggi non mi scoperai, ma ti prometto che lo farai”.

E di nuovo tornò a succhiarmelo e poi a baciarmi per farmi sentire il mio stesso sapore e di nuovo a succhiarlo. Un’alternanza che non ammetteva distrazioni ma che andava apprezzata.

Quando si accorse, dalle contrazioni, che stavo per schizzare, lo levò dalla bocca e muovendo la sua mano più velocemente sulla punta, l’avvicinò sul viso piegando indietro la testa pronto a ricevere il mio orgasmo.

Il mio schizzo fu violento e copioso che le riempì la faccia e la bocca di sperma bollente e vischioso. Sembrava quasi che non dovessi mai smettere di schizzare per la quantità che ne stavo facendo.

Come finii, lei fece passare la punta lungo il suo viso per raccogliere lo sperma e portarselo in bocca ma che non ingoiò; si aprì il vestito e solo allora mi accorsi che non portava il reggiseno. Prese le sue tette tra le mani avvicinandosi i capezzoli alla bocca e fece colare lo sperma spargendolo soddisfatta sui capezzoli che erano diventati duri dal piacere.

Mi guardava mentre lo faceva, i suoi occhi non avevano mai smesso di farlo, e sorridendo disse che il divertimento, per noi, era appena cominciato.

Questa storia ti è piaciuta? Leggi qui il secondo episodio.