Ho giocato a strip-biliardo al bar!

Racconto erotico Ho giocato a strip-biliardo al bar!

di Madame Gisele

A volte il mercoledì sera, dopo il lavoro, mi piace fermarmi in questo bar scrauso, in periferia a Torino. Pochi avventori impegnati a guardare la Champions in tv a livello altissimo, birra ottima, nessuno con cui parlare. Mi tolgo la cravatta e me ne sto in una stanzetta sul retro, dove c’è un biliardo, con una pinta in una mano e la stecca nell’altra.

Passo il tempo così, giocando da solo. Nessuno è particolarmente appassionato di biliardo, qui, e a me va benissimo. Non mi va di chiacchierare o di giocare con qualcuno dopo una giornata in ufficio. Fino a stasera.

“Ti va una partita a strip-biliardo?”.

A parlare è una ragazza bionda, con due gambe chilometriche. Capelli sciolti, una camicia scollata e una minigonna. Al solo squadrarla, lo sento drizzarsi nei pantaloni. Ha chiuso la porta dietro di sé e mi fissa.

“Certo, comincia tu” le dico, dandole la stecca.

Non le chiedo il nome, né se sa giocare. L’idea di toglierle i vestiti uno alla volta mi basta.

Lei posiziona le bilie nel triangolo, lo alza, si piega e la gonna lascia intravedere un po’ più su. Sono, se possibile, ancora più eccitato. Dà il primo colpo. È brava, ne infila due di seguito, poi sbaglia. Si tira su, appoggia la stecca e scalcia via le scarpe sorridendomi.

“Tocca a te”.

A mia volta, infilo due bilie e poi sbaglio di proposito. La guardo e mi tolgo la camicia, lentamente, e la lascio cadere per terra. Lei si china e dà un colpo.

“Sbagliata anche questa. Stasera non sono proprio in forma” dice, infilando le mani sotto la gonna e tirandosi via le mutandine. Le lascia cadere sul pavimento lercio e la calcia in un angolo. Il mio uccello sembra volere esplodere e bucare i pantaloni, ragion per cui faccio un bel respiro e cerco di calmarlo (inutilmente). Se ne sta lì e pulsa, vuole uscire il prima possibile. Quando tocca a me, me ne frego e sbaglio apposta, per velocizzare la cosa.

Lei si china un’altra volta e stavolta colpisce tre bilie di fila, prima di fare un errore che le costa la camicia. Se la sbottona piano, guardandomi dritto negli occhi: sotto non ha il reggiseno. Le sue tette sono libere, sode e piene: me le sento già in mano e non resisto all’idea di poterle strizzare tra poco. Ma mi domino: ora tocca a me e finisco la partita in bellezza, vincendo. 

Lei mi guarda, seduta con una gamba sul biliardo e sulla bocca ha un sorriso. 

“Hai vinto”, dice. 

“Allora voglio il mio premio”.

Poi si gira, dandomi le spalle e si appoggia con le braccia tese sul tappeto verde, facendo dondolare il bacino. Indossa ancora la minigonna e questo mi eccita ancora di più. Mi avvicino e finalmente gliela tiro su, poi le accarezzo il culo con entrambi i palmi. È morbido e liscio. Lascio viaggiare la mano sinistra a cercare il clitoride, mentre la destra si appoggia sul seno e finalmente lo stringe: è sodo proprio come lo immaginavo. Le bacio e le mordo il collo, scendendo fino alla spalla. 

Il dito medio, intanto, va per la sua strada: entra ed esplora quel paradiso umido, poi si fa raggiungere anche dall’indice. È già pronta, come me.

Lei ansima, ma non si sposta da quella posizione. Sono io a piegarla a pecorina, facendole appoggiare il viso sul biliardo e liberando il mio uccello durissimo. Lei lascia andare un urletto mentre la penetro, ma il volume della tv fuori è alto, nessuno può sentirla. Il Milan deve aver appena segnato, perché sento le urla entusiaste degli avventori del bar.

La tengo per le anche e do una prima spinta forte, poi una seconda. Lei è calda e morbida e mi accoglie nel suo antro segreto che sembra fatto apposta per me.

Gioco lentamente a uscire quasi del tutto, per poi rientrare di colpo: le piace, inarca la schiena mentre con le unghie graffia il tappeto verde e si muove insieme a me, ne vuole ancora. E io glielo do, sempre più veloce, tenendole ben stretti i seni, finché esplode in un urlo che viene coperto da quello dei frequentatori del bar. 

Essendo un gentiluomo, ho aspettato che venisse prima lei. Ma ora tocca a me: me lo sento di marmo e anche lei lo sente, perché si contrae e si muove assecondando i miei movimenti e lasciandosi andare a gemiti che non fanno che aizzarmi. La partita lì fuori è ancora lunga e noi ci incastriamo come due pezzi di un puzzle: posso farla venire ancora varie volte.

Continuo a spingere sempre più velocemente, stringendole forte i seni. Il pensiero di farla venire per prima non mi trattiene più: sento le gocce di sudore sul collo e il mio uccello è finalmente libero di scatenarsi.  

Neanche se entrasse qualcuno adesso, mi fermerei. Continuerei a prenderla con sempre maggiore foga, come sto facendo, e quest’idea mi eccita ancora di più. 

Immagino la porta che si apre e il proprietario del bar che ci vede. Oppure uno sconosciuto a caso, che entra per un motivo qualunque. Oppure, ancora, un’altra ragazza come lei, magari coi capelli rossi, che si unisce a noi. Mentre prendo a pecorina la bionda, mi immagino la rossa che si siede sul biliardo e si fa fare un ditalino…

… poi è un attimo, lo sento, e torno alla realtà: lei viene di nuovo, urlando forte. A quel punto la carica esplode e vengo anch’io, senza freni, lasciandomi andare a un meritatissimo gemito di piacere. La riempio del mio seme, continuando a muovermi, godendo fino al midollo e sentendomi finalmente libero.

Restiamo così, la ragazza piegata sul biliardo e io dentro di lei. Continuo a venire e, nel frattempo, le sfioro prima il seno, poi la fica vellutata e infine il culo, accarezzando l’idea di restare così fino a quando non saremo pronti per il secondo round. 

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