di Madame Gisele
Sono stesa su un divano di pelle, coperta solo dalla mia personalità. Quando ho accettato l’invito di Ginevra a passare la notte da lei, invece di prendere il treno a tarda sera a causa dello sciopero, non immaginavo che ci saremmo trovate qui, nude, con le dita che si intrecciano.
È iniziato tutto verso le 5, quando sono andata in cucina a prendere un bicchier d’acqua. Dopo la doccia, Ginevra mi ha prestato una delle sue enormi magliette. Gli slip li ho lavati e messi ad asciugare in bagno, per trovarli pronti l’indomani. Ed eccoci qui: io, la maglietta, il bicchier d’acqua… e Ginevra, seduta in cucina, nella penombra, con una camicia da notte sbucata direttamente da “La Casa nella Prateria” e un dito nel barattolo della crema spalmabile.
“Beccata!” le dico ridendo e mi siedo sullo sgabello alto. Anche lei sorride e tuffa di nuovo l’indice nel barattolo, per poi offrirmelo. La guardo negli occhi, che ridono ed esprimono tutta la loro malizia. È un invito? Non sono mai stata con un’altra donna. Ma perché non dovrei?
Le prendo il polso e mi infilo il suo indice in bocca, leccando con calma la crema. Gianduia, la mia preferita. Continuando a tenerle il polso, me lo rimetto in bocca per restituirglielo pulito. Lei, nel frattempo, mi fissa sorridendo. Quando le lascio la mano, si avvicina: prende un altro po’ di crema e me la spalma sul collo. Le sue labbra giocano ad aprirsi e chiudersi e la lingua la lecca via tutta. In quel momento, inizio a spostarle la spallina della camicia da notte, ma lei mi ferma.
“Scusa” e allontano subito la mano, sentendomi morire di vergogna.
“No” mi sussurra all’orecchio “strappamela”. Allora la afferro con due mani all’altezza del seno e tiro: la stoffa si lacera subito, lasciando scoperti i seni. Ho sempre sospettato che Ginevra avesse due tette niente male, ma vederle dal vivo è tutt’altra cosa. Gliele sfioro con le dita, sentendo i capezzoli irrigidirsi, mentre lei mi infila le mani sotto la T-shirt. Immediatamente anche i miei rispondono, rendendosi più turgidi. Le sue mani con le unghie corte, da bambina, mi accarezzano piano il culo, mentre le bocche, finalmente, si incontrano in una danza di lingue.
Lentamente ci spostiamo in mezzo alla stanza, dove mi fa stendere sul divano e mi toglie la maglietta, ultimo baluardo tra di noi. Poi va in camera, dove la sento aprire e chiudere il comodino.
Torna in salotto con un gingillo rosa, di dimensioni davvero notevoli. “Oddio, non credo che…” provo a dire. Quell’affare è davvero enorme! Ma lei mi mette un dito sulle labbra. “Ssshhh, fidati di me”. Poi scende e mette la bocca sulla mia fica, che si spalanca all’istante. Ginevra mi lecca e poi infila dentro quell’aggeggio: trattengo un “Oh!”.
Lo fa entrare dolcemente, fino in fondo: la mia fica è pronta a riceverlo tutto. Un uomo non sarebbe mai entrato così piano: Ginevra, invece, è delicatissima e, una volta dentro, lo accende. Cazzo! Se avessi saputo che un vibratore fa un effetto simile, me ne sarei comprata uno molti anni fa.
Ginevra, allora, si stende su di me, tetta contro tetta: con una mano mi accarezza il seno, mentre con l’altra caccia dentro e fuori quell’affare vibrante, aumentando sempre di più il ritmo e dandomi sempre più piacere. Le lingue si esplorano con voluttà, fino a quando non decido di lasciarmi andare al più potente orgasmo di tutta la mia vita. Sì, sì e ancora sìììììì!
Ginevra ride e tira fuori il vibratore, insieme ai mei umori. È il suo turno: mi tiro su, la metto a sedere sul divano e le alzo quel che rimane della camicia da notte. Poi ficco un dito nella crema e gliela coloro.
Mi inginocchio davanti a lei e inizio a leccargliela, giocando più con le labbra che con la lingua. Apri, chiudi, apri, chiudi… mi hanno sempre detto che sono bravissima coi pompini. Vediamo se lo sono anche con lei. Suppongo di sì, dai suoi gemiti. Si muove assecondando i miei movimenti, inarcando la schiena e spingendomi la testa sulla fica. Le tengo stretti i fianchi, mentre le accarezzo le natiche e poi, con i pollici, gioco con le grandi labbra, aprendole e spingendomi sempre più dentro di lei.
D’un tratto, anche lei viene con un urlo che riecheggia in tutta la casa e si lascia ricadere sul divano. Io sorrido, le do un’ultima leccata e mi appoggio con la testa sulla sua coscia. Lei mi accarezza piano i capelli e rimaniamo così, ad ansimare. Poi mi alzo e mi stendo sul divano, accanto a lei, con le dita intrecciate alle sue. Qualche minuto di respiro e siamo pronte per il secondo round.