Sesso col bagnino: io, lui e una cabina in spiaggia

sesso con il bagnino racconto erotico

Di Madame Gisele

L’orologio scandisce il tempo con una lentezza esasperante. Non sono mai stata un tipo paziente e adesso, mentre aspetto i tre colpi concordati alla porta (due vicini e il terzo dopo una pausa), capisco che questa cosa non cambierà mai.

Mi siedo sullo sgabello, mi alzo e giro in tondo; poi sbircio da una delle fessure del legno. Nessuno in vista, solo ombrelloni rossi a perdita d’occhio.

Questa cabina la conosco bene: ci vengo ogni anno, praticamente da sempre. Fa parte nello stabilimento balneare di Follonica che i miei adorano. Da piccola, mia madre la usava per cambiarmi il costume e rivestirmi. Ora, che di anni ne ho 18, la uso io per fare sesso in santa pace, ogni volta che voglio. Cercare riparo in pineta non mi va; nascondermi dietro tutte le cabine è scomodo, indi per cui.

E poi, vuoi mettere poter fare i propri comodi, con calma, senza stare a preoccuparsi di sguardi indiscreti?

Tommaso è stato da subito d’accordo con me. Ci conosciamo da quando eravamo bambini e lui, col suo costumino azzurro, camminava sul mio castello o mi buttava l’acqua addosso quando ero sulla sdraio. Ai tempi lo odiavo abbastanza, ma sapete com’è la fauna degli stabilimenti. La gente è sempre quella e te la devi sciroppare. Così, vuoi o non vuoi, ho dovuto farmelo piacere. Non lo trovo più così difficile, però. Soprattutto da quando ha messo su quelle due spallone e va in giro con uno slip rosso e una maglietta con scritto “Bagnino”.

La prima volta che ci siamo rivisti, a inizio luglio, ha lanciato una lunga occhiata al mio bikini bianco striminzito. Io, da parte mia, non gli ho tolto gli occhi di dosso quando si è precipitato in acqua, in pieno stile Baywatch, a salvare quella turista tedesca che stava affogando in mezzo metro d’acqua. Sospetto che abbia finto l’annegamento solo per aggrapparsi a lui, dopo averlo visto in spiaggia. Buongustaia.

Al che, a fine giornata, mentre i miei tornavano in hotel a riposarsi, ho raccontato loro che mi fermavo a fare un aperitivo in spiaggia con gli amici. Non era una bugia al 100%: una bottiglia di prosecco l’ho presa davvero al bar e me la sono portata in cabina; quindi, si può dire che l’aperitivo c’era. Poi ho fatto cenno a Tommaso, che aveva appena finito il suo turno, e gli ho sussurrato che, se voleva, l’aperitivo potevamo farlo insieme, in cabina. Avrebbe solo dovuto bussare per tre volte.

Due secondi dopo, eravamo lì dentro nudi e mi stava scopando. Lui si era seduto sullo sgabello; Io mi ero messa a cavalcioni su di lui, con le unghie che penetravano nelle sue spalle e l’orgasmo pronto dietro l’angolo. Non posso dire di essere stata molto silenziosa, mentre inarcavo la schiena e venivo, ma per fortuna era il tramonto e la maggior parte della gente se ne era già andata.

La bottiglia di prosecco, però, non è andata sprecata: l’abbiamo usata a turno per inumidirci i capezzoli, gliel’ho versata sulla tartaruga solo per il gusto di leccargliela, e lui l’ha usata per condirci la mia fica prima di leccarla e farmi venire di nuovo.

Ho passato i due giorni successivi a rivivere quelle scene nella mia testa, prima di dirgli che potevamo ripetere.

Toc-toc… toc.

Eccolo. Gli apro la porta e lui entra, con in mano un cono gelato.

“Tienilo un attimo tu” e mi passa il cono. Lo prendo e lui, fulmineo, mi slaccia lo slip e il reggiseno e li lascia cadere per terra.

“Così va meglio” dice, riprendendo il cono. Ora tocca a me abbassarmi e tirargli giù con uno strappo il costume. Il suo cazzo è già eretto ed è enorme. Lo stringo con la mano, non vedo l’ora di sentirmelo dentro. Ma lui prima mi passa il gelato sui capezzoli, che impazziscono col freddo e diventano ancora più turgidi, e poi se li mette in bocca, succhiandoli con gusto. Butta il gelato per terra, parcheggia le mani sul mio culo (e io le mie sul suo) e mi appoggia al muro.

Poi mi alza una gamba, me lo infila dentro con un colpo deciso e, senza alcuno sforzo, mi solleva, tenendomi appoggiata al muro. Io mi aggrappo alle sue spalle e lo sento entrare ancora più a fondo. Il respiro si mozza, sento la vagina allargarsi per fargli spazio.

“Di più, ti prego”, sussurro. Io che prego per qualcosa? Devo essere impazzita.

Lui sorride ed esegue, iniziando a scoparmi selvaggiamente. Dentro, fuori, dentro, fuori, cazzo che meraviglia. Chi l’avrebbe mai detto che quel ragazzino brufoloso sarebbe sbocciato in questo modo? A saperlo prima, non avrei sprecato tutto questo tempo ad annoiarmi in spiaggia. Le mani mi stringono il culo, il suo cazzo è un tutt’uno con la mia fica, non potremmo staccarci neanche volendo.

Gli mordo il collo, succhiandoglielo, poi passo al lobo dell’orecchio. Lo sento fremere, mentre tira indietro la testa e con un’ultima, poderosa, spinta mi fa venire. Appena sente i miei gemiti, si lascia andare e lo sento esplodere con un sospiro animalesco. Poi restiamo lì: io con le gambe spalancate e la schiena appoggiata al muro, lui con la guancia sulla mia spalla e il respiro che mi accarezza il collo.

“Wow” gli dico piano all’orecchio “non sei più il ragazzino brufoloso che ricordavo”. Lo sento sorridere, mentre mi appoggia a terra ed esce da me.

“Anche tu hai messo su degli argomenti niente male” risponde, stringendomi un seno con la mano.

“Domani, stessa ora?” ansimo.

“Ho un’idea migliore” propone lui, inginocchiandosi e iniziando a leccarmi tra le gambe.

Butto la testa indietro, mentre sento la sua lingua insinuarsi in profondità. Chiudo gli occhi e non posso che essere d’accordissimo.

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