La Gatta, il puma, la Jaguar

Racconto mafia romance

racconto di Madame Nicole

Quando apro gli occhi la prima sensazione che provo è di calore. La mia guancia è appoggiata su un sedile di pelle e devo essere in questa posizione fetale da parecchio tempo perché ho il corpo tutto intorpidito.

Dopo il calore sento la velocità. L’auto in cui mi trovo sta frecciando sull’asfalto, è rapida, felina, la sento miagolare mentre il motore sale di giri. È solo quando appoggio la mano destra per sollevarmi che sento scivolare di dosso un cappotto di pelliccia che mi copriva la schiena.

Sono nuda e l’auto è buia, se non fosse per le spie luminose che indicano al guidatore che sta andando ai 210 km/h. Merda.

‘Ben svegliata dolcezza’ le parole di Damiano rompono il silenzio, mentre incrociamo lo sguardo per un istante tramite lo specchietto retrovisore.

‘Che cazzo è successo stasera?’ mugugno mentre da un lato sono scossa per la situazione, ma il mio corpo è assente, intorpidito. Devo aver bevuto parecchio. La risposta di Damiano non mi tranquillizza:

‘Fidati, non lo vuoi sapere. Ma abbiamo perso una scommessa, anzi, io l’ho persa, e ora ho due seccature da risolvere: devo portarti a casa sana e salva, possibilmente senza scoparti, e devo consegnare il cucciolo al Diablo’.

Sulle prime parole sorrido, l’attrazione tra me e Damiano è scattata dal primo istante in cui siamo trovati nei guai assieme. Ma la situazione è… complicata. Lavoriamo entrambi per la stessa cosca e nei piani alti non vogliono che noi, ecco, ci distraiamo dai nostri incarichi.

Qualcosa non mi è chiaro però:

‘Ma di che cucciolo stai parlando, Damiano?’

‘C’è un puma nel bagagliaio, come sono fortunato ad avere a bordo due fottuti gatti, eh?’

Sorrido di nuovo. Da quando sono arrivata qui mi chiamano tutti La Gatta. Sono la dolce schiava di Nicole, ma ho anche dei buoni artigli per non essere solo una concubina per la mia Mistress, ma anche un’arma al bisogno.

Mi concentro sulle implicazioni del resto della frase pronunciate dalle labbra sensuali dell’uomo che sta portando questa berlina a sfidare ogni limite.

‘Un puma? E che cazzo centra con la scommessa di cui hai parlato poco fa? Questo è un lavoro che dovrebbe fare Baby, l’autista di Leon’.

‘Invece no, perché grazie alla tua bella idea di finire la serata a suon di tequila, Baby si è fottuto la testa ed è crollato. E ora rischiamo il lavoro in tre se questo fottuto animale non arriva a casa del messicano tra due ore’.

‘Non capisco, era un compito già assegnato?

‘No, tesoro, ma devo ricordarti che lavoriamo 24/7 o ti sei dimenticata anche questo assieme al resto?’

‘Cosa ho scordato Damiano?’

‘Che mi avresti fatto compagnia durante il viaggio, per esempio. Invece appena sei salita hai iniziato a russare, tra te e il puma nel retro non so chi sia peggio’.

Arrossisco, probabilmente è stato l’alcol ad abbassare le mie difese. Sono pazza di quest’uomo ma la situazione è un caos.

Mi avvicino al sedile del guidatore, dietro a Damiano, e con le mani comincio ad accarezzarlo, a stringere le dita sui suoi muscoli. L’auto sembra gelosa e si fa sentire con il suo miagolante motore sovralimentato da un compressore volumetrico. Non si direbbe che me ne intendo di auto, ma Damiano lo sa.

‘Toglimi le mani di dosso, gattina’
Non mi fermo.
‘Di chi è quest’auto?’ lo chiedo perché se è la macchina di rappresentanza ci potrebbero essere delle cimici ma non ricordo nessuna Jaguar nel garage del nostro Boss.
‘È mia, una favolosa Jaguar F-Type R coupé. Niente occhi indiscreti’ aggiunge subito quasi come se avesse letto nei miei pensieri la curiosità per entrambi i dettagli.

La statale è deserta, sono le quattro del mattino e secondo il navigatore non ci sono né autovelox né posti di blocco per i prossimo 200 km. Non sembrano esserci nemmeno auto, a dire la verità. Siamo soli, nella notte. Ehm, quasi soli. Sento l’animale nel bagagliaio emettere qualche rumore, ma è sedato, o almeno credo.

Mi appoggio allo schienale e divarico le gambe. Mi metto in mostra per Damiano, voglio che mi guardi. So che mi ha già vista spogliata ma ora è diverso. Ora è per lui. Ho il cuore che mi batte a mille, sto correndo un rischio.

Il suo guardo impercettibile incrocia il mio tramite lo specchietto, mi sto accarezzando. Lo faccio pensando a lui, a noi. Porto le mie mani sui miei seni, li avvicino, ci gioco, non guardo più verso Damiano ma so esattamente che lui mi vede. Che sta assaporando il mio corpo, le curve, la pelle che si stringe tra le mie dita. Ho la bocca socchiusa e la testa leggermente inclinata all’indietro.

Con le dita della mano sinistra allargo con delicatezza le labbra della mia fica. Mi tocco con movimenti circolari, per poi portare due dita dentro.

Il mio respiro si fa più profondo e veloce e sento gli occhi di Damiano incollati su di me. La macchina corre senza indugio e il mio uomo la guida in modo sgarbato, erotico, possessivo.

Quando accelera io faccio lo stesso con le dita, e quando curva deciso inverto anche io il movimento. Con la sua guida, muove anche me. Siamo connessi. Connessi dal rischio, dalla velocità, da questa passione impossibile che ci impedisce di possederci l’un l’altro. Emetto un gemito e sono a un passo dall’orgasmo quando…

Trilla il telefono. Sul display di bordo compare il nome del Diablo.

Mi porto una mano sulla bocca per bloccare ogni mio possibile suono.

Ma Damiano mi dice ‘continua’ e un secondo dopo risponde con il vivavoce acceso.

Le parole del Diablo risuonano in tutta la vettura.

Ahora, Damiano, quando cazzo arrivi?’
‘20 minuti e avrai il tuo cucciolotto’
‘Avrebbe dovuto essere già qui Baby, che cazzo è successo?’

Ho il cuore che pompa all’impazzata, le gambe che mi tremano ma il comando di Damiano è l’unica cosa a cui penso. Non fermo le mie dita e mi scopo ancora più forte per contrastare la tensione.

‘Non rompere il cazzo Carlos, avrai il tuo giocattolo nei tempi stabiliti.’

‘Ah davvero Damiano? Sai, stavo giusto per chiamare Leon. Non mi piacciono i cambi di programma. E nemmeno lui mi sembra il tipo che cambia il corriere all’ultimo minuto’

Sono quasi in apnea, mentre la fica mi pulsa e sento l’orgasmo tornare prepotente.

‘Hai ragione Carlos, è un cambio di cui Leon è all’oscuro, e spero manterrai la riservatezza. Ma avevi una questione in sospeso con La Gatta. E non mi piacciono i conti aperti. Ti ho portato anche lei, magari sarà l’occasione per pareggiare le vecchie asperità.’

È in questo istante che vengo, nel silenzio della mia mano che mi blocca il fiato. Nella consapevolezza che Damiano mi ha tradita, e che questa è una fottuta trappola.

‘Ooh muy bien’ esclama. El Diablo. ‘Vi aspetto’. E riattacca.

Sono senza parole.

Prima che possa dire qualcosa Damiano interrompe la mia rabbia.

‘Non ti ho venduta gattina, guarda nella tasca della pelliccia, è quello che vuole Carlos da te’.

Nello stordimento generale cerco nella tasca del tessuto che qualche ora prima mi aveva tenuto al caldo. C’è un sacchetto, ci sono dentro delle pietre.

Pietre che io conosco bene. Assieme a Damiano, due anni fa, le avevamo rubate a Carlos. Erano la nostra garanzia.

‘Andrà tutto bene, dolcezza’
‘Come fai ad averle?’
‘Me le aveva date Nicole, in caso di bisogno’.

Il mio sorriso ora è amaro, perché Nicole, la mia Mistress, sapeva che prima o poi sarebbe successo. E mi ha salvato il culo.

‘Ti amo, Damiano’
‘Anche io Gatta, prima o poi giuro che ti bacerò’.

Dal bagagliaio sentiamo un miagolio rude. Di fronte a noi c’è il cancello della villa di Carlos.

Siamo pronti al prossimo rischio.

Nota dell’autrice: per le idee in questa storia ringrazio V. per avermi suggerito i felini, L. per avermi indicato l’auto più gatta che c’è e M. per avermi aiutata a unire i puntini.