Non sono sicura che dovrei raccontarlo proprio a te. Non se neanche se quello che ho fatto sia legale, ma a qualcuno lo devo dire altrimenti mi parte un embolo. Mi sta facendo uscire di testa, è diventata una specie di dipendenza. Ti ricordi i cartoni della pizza che hai visto all’ingresso? E la pizza che hai visto nel pozzetto del congelatore?
È cominciato tutto quando siamo andate a farci fare la una salsiccia e funghi al ritorno dalla serata al Panama. Marika aveva bevuto così tanto da pisciare gin, se qualcuno avesse avuto il coraggio di assaggiarlo.
Non volevamo lasciarla andare a casa così e ci siamo fermate in quella pizzeria gestita dal tizio napoletano e dai due ragazzi più giovani. Sì, quelli molto giovani. Te li ricordi anche tu?
Quella sera quando ho visto quello più alto, mentre pagavo, mi ha detto che consegnavano a qualsiasi ora fino alle due gestendo personalmente la consegna. Non era mica una avance, ma ti giuro che non ho dormito due giorni.
“Quanti anni abbiamo di differenza?” Mi chiedevo. E poi mi rispondevo cambiando del tutto il discorso: “Deve scopare molto forte”.
Mi è venuto il pensiero fisso, Samantha. Che cazzo vuoi che ti dica? Tu con tuo figlio in giro per casa mica puoi fare quello che ti pare, ma io mi sono resa conto che con Giovanni che si è finalmente trasferito non devo neanche fare la fatica di andare in giro per locali. Sono loro a venire qui dentro.
La prima volta che l’ho chiamato è stato solo per la pizza. Ho fatto un test, non ero sicura che si sarebbe presentato lui, da solo, a mezzanotte. Invece è arrivato, vestito con quelle divise che hanno loro, le tute rosse a strisce laterali bianche. Sotto alla felpa non aveva niente e potevo vedergli i pettorali. Mi ha sorriso con quei denti bianchissimi e ha fatto la consegna. Io l’ho fatto entrare per pagarlo – con gli altri non lo faccio mai, – e ho controllato bene che studiasse il culo mentre mi piegavo con la mini per raccogliere la borsa. Quando mi ha salutato gli ho chiesto il nome.
Il giorno dopo ho ordinato un’altra pizza e quando stavo per pagarlo gli ho chiesto se aveva voglia di restare. Lui ha preso il cellulare delle chiamate e l’ha spento guardandomi dritto negli occhi mentre lo faceva. I suoi lineamenti così giovanili mi sorridevano e illuminavano l’abbronzatura accennata sul volto. Avevo voglia di afferrarlo per i capelli biondi da surfista e portarlo giù per leccarmi la fica che mi si stava sciogliendo. Anche lui era eccitato, ballava da un piede all’altro e quando lo invitai a sedersi e accavallai le cosce vidi che non poteva più nascondere l’erezione sotto la tutta. Aveva un cazzo bello grosso per essere uno spilungone. Non vedevo un cazzo così da tempo e lui era così duro che potevo vedere la cappella che si era spinta fuori dall’asta.
Bravo bambino, pensai. A quel punto non so cosa mi ha preso, ma gli ho chiesto d’imboccarmi!
E lui sai cos’ha fatto, ha preso una fetta di pizza dal cartone e me l’ha offerta con le sue mani. Io gli ho dato un morso guardandolo negli occhi e poi gli ho detto di avvicinarsi, gli ho tirato giù o pantaloni della tuta, ho arrotolato la pizza ancora calda nel suo cazzone e ho cominciato a succhiarla, strappandone una parte a ogni passaggio della mia bocca che sembrava insaziabile. Sono finita con la bocca che colava mozzarella mista al suo seme dopo pochi minuti… Ma ecco il colpo di scena. Il ragazzo non ha dato segni di cedimento, era ancora duro come l’acciaio e ha cominciato a menarselo di fronte a me. Io mi sono alzata la gonna e gli ho fatto strada dentro di me e sono venuta Samantha, sono venuta così forte che gli ho pisciato addosso.
Come dici? I cartoni vengono da pizzerie diverse?
Be’, diciamo che ci ho preso gusto e sto diventando un’esperta di pizza. Anzi, di pizzaioli.