La sveglia comincia a suonare, non sbaglia neanche di un minuto precisa alle quattro del mattino, sono sempre io a svegliarmi per primo e a preparare la colazione, per me e mia moglie, lavoriamo entrambi nella stessa azienda e tre volte a settimana abbiamo lo stesso orario.
L’azienda produce dispositivi d’allarme di ultima generazione, grandi quanto un chicco di caffè, sono l’ideale, si possono inserire in qualsiasi parte dell’abitazione, sono dei perfetti sensori, rilevano semplicemente la temperatura corporea dello sfortunato che vuole entrare.
Dopo dieci minuti ai fornelli la chiamo, Aurelia la colazione è pronta, le uova e la pancetta si freddano muoviti! a quel punto la vedo arrivare, indossa una t-shirt bianca aderente che lascia intravedere il seno e un paio di pantaloncini corti rossi, mi guarda ancora assonnata e mi dice:
ma il caffè dov’è?
Mi giro di scatto e la bacio, l’emozione è sempre quella della prima volta quando ci siamo conosciuti, rido, e poi le dico: il caffè è quasi pronto, tu nel frattempo vestiti.
Aurelia mi guarda e mi dice: vado a vestirmi in trenta secondi. Il caffè lo sento che viene sù, preparo il tavolo della cucina. Aurelia arriva, pronta e ben vestita, un paio di jeans comodi, il classico maglione di lana grigio e le scarpe da ginnastica è bellissima così, acqua e sapone soltanto un filo di rossetto. Mi sono sempre chiesto se qualcun altro la potesse guardare come la guardo io, pensare soltanto che possa avere una tresca, una storia con qualcun altro, mi pulsa il sangue alla testa.
La guardo mentre facciamo colazione e non noto niente di strano. Volo con la fantasia a quando facciamo sesso, come sempre e come sempre è soddisfacente, sono sempre io a venire e godere. Mi piace sempre venirle in culo, è una di quelle cose che mi fanno impazzire, immaginare qualcun altro al posto mio, non mi farebbe piacere.
Aurelia mi sorride e mi dice: ho finito con la colazione, buona come sempre, ma adesso tocca a te prepararti.
Vado in camera e in pochi minuti mi preparo. Sono esattamente le quattro e trenta del mattino, prendo le chiavi dell’auto ed entrambi fuori di casa, c’è sempre qualcosa che mi ronza in testa.
Aurelia è di fianco a me rilassata. Per andare al lavoro ci mettiamo un’ora di macchina sicura senza traffico. Qui in Svezia i percorsi sono lunghi soprattutto durante il periodo invernale, la neve rende abbastanza difficoltoso il tragitto, mentre guido ascolta una delle mie canzoni preferite, Every Time you go away di Paul Young, potrei ascoltarla all’infinito.
Guardo Aurelia e vorrei chiederglielo direttamente se ha qualche tresca con qualcuno ma non oso. La guardo intensamente mentre dorme, questa mattina il nostro turno è lo stesso, invece domani mattina ci sarà lei alle sei del mattino ed io farò quello del pomeriggio. Ho già in mente qualcosa, è sempre allegra, si sa la routine distrugge, mentre il cambiamento, il trasgredire, la storia di sesso rende il tutto sempre attivo. Arriviamo al lavoro, siamo in settemila dipendenti, troppi anche per me. Aurelia scende dalla macchina infreddolita e mi allunga un bacio, mi dice ci vediamo a pranzo, io le rispondo di si.
Siamo situati su due stabili diversi, Aurelia si occupa della progettazione dei sensori d’allarme mentre io la realizzazione, come si dice, siamo un ottimo team di lavoro.
I colleghi di lavoro mi aspettano con la seconda tazza di caffè, sono pronto per le mie sei ore consecutive di lavoro, qui si lavora tutti i giorni anche la domenica, e due volte al mese abbiamo due giorni liberi consecutivi pro e contro di un lavoro come questo. I dispositivi sono estremamente piccoli, si lavora al microscopio, con delle lenti speciali, non hanno ancora inventato i robot per un lavoro manuale come questo, le ore passano e arriva l’ora di pranzo, lascio la mia postazione di lavoro e vado in sala pranzo dove trovo Aurelia che mi aspetta, seduta su un tavolo con il nostro pranzo ed i colleghi di lavoro.
Mi avvicino ed è solare come sempre gli dico: come è andata questa mattina? come va con la progettazione dei dispositivi d’allarme? Aurelia mi risponde: molto bene, ci vorrà ancora del tempo per completarlo almeno un paio di mesi e poi saremo pronti per la produzione, a proposito te come stai? come va di là? e sorride.
Io gli dico: bene, ho già finito con il mio turno, prendo io la macchina, te questa sera riesci a farti dare un passaggio da qualcuno?
Aurelia, mi risponde: certo, ci sono le ragazze che mi allungano un passaggio, mentre mi parla continua a mangiare.
Io mi alzo e la saluto con un bacio, prendo giacca e borsa e mi dirigo verso l’uscita; fuori fa freddo, mi dirigo verso l’auto, non è neanche l’una, decido di prendermela con comodo ed andare in centro a Malmò, la giornata me lo permette, domani mattina preparerò la colazione come sempre, le lascerò l’auto ha il turno del mattino, mentre io ci andrò più tardi, sono quasi arrivato a Malmò la giornata promette bene.
Vado direttamente in libreria c’è un libro che voglio acquistare da tempo, The Tailor of Panama di John Le Carrè, un libro di spionaggio e avventura, sono davanti alla libreria ed entro chiedo al commesso il testo e me lo porta immediatamente, mi dice il costo e se è un regalo, io gli dico di si, per me, è il mio regalo e sorrido.
Esco fuori dalla libreria e decido di fare la spesa, questa sera voglio preparare gli spaghetti alle vongole, qualcosa di veramente tipico italiano, mi servono tutti gli ingredienti e soprattutto un ottimo vino rosso, vado al supermercato si trova all’interno di un centro commerciale gremito di gente, acquisto tutto quello che mi serve ed anche un mazzo di fiori, prendo anche qualche cd musicale, passo almeno un paio di ore al centro commerciale per chiarirmi le idee, il turno pomeridiano finisce alle sei del pomeriggio, il tempo poi per rientrare a casa e saranno le sette di sera.
Sono quasi le quattro del pomeriggio decido di rientrare con calma le strade sono piene di neve, come arrivo a casa sono circa le diciassette e trenta, sono abbastanza stanco ma allo stesso tempo eccitato per domani mattina.
Mi rilasso un attimo prendo in mano il libro e comincio a leggere, passa almeno una mezz’ora e comincio a preparare la cena, le vongole sono già pronte basta riscaldarle e condirle, gli spaghetti bisogna stare attenti alla cottura come Aurelia sarà arrivata li metterò in pentola, mentre penso a tutto questo il tempo passa e sono quasi le sette e trenta dovrebbe essere qui a momenti.
La porta si apre ed è Aurelia ad entrare è bellissima come sempre, si avvicina a me e mi bacia, mi dice di essere stanca, mi guarda e mi dice: dove sei stato tutto il pomeriggio? io la guardo e gli chiedo: perché? Sono sorpreso!
Il conta kilometri conta tanti kilometri in più non sei venuto direttamente a casa.
Il sangue per poco non mi si gela, sono stato a Malmo a fare qualche acquisto ed anche la spesa, questa sera spaghetti alle vongole. Aurelia mi sorride e mi bacia ancora mi dice di avere tanta fame e che gli sono mancato. Ci mettiamo al tavolo e mentre penso alla sua considerazione sorrido, è un ottima compagna ed anche moglie. Terminiamo di cenare, Aurelia è veramente stanca va direttamente a dormire, io rimango sul divano a leggere ancora The Tailor of Panama prima di andare a dormire, quando decido di chiudere il libro sono quasi le dieci di sera, vado al letto e trovo Aurelia profondamente addormentata, mi distendo di fianco a lei e mi addormento pure io.
Al mattino, la sveglia suona alle quattro ed Aurelia si sveglia si prepara la colazione, la sento in cucina mentre canticchia Every time you go away di Paul Young, finita la colazione la sento entrare in camera, si avvicina e mi bacia, prendo l’auto questa volta tocca a te l’autobus.
Aurelia esce di casa, io rimango per alcuni minuti al letto pensando alle ultime frasi lette del Sarto di Panama, mi alzo e comincio a prepararmi, indosso anch’io i jeans e una maglia in cashmere, il cappotto ed i guanti, vado fuori e trovo l’auto pronta ad aspettarmi, l’ho noleggiata ieri, una jeep nera, prendo le chiavi e ringrazio il ragazzo, gli do la mancia, mi dice di lasciarlo alla prima fermata dell’autobus e di restituire la jeep entro le 48 ore.
Lo lascio alla fermata dell’autobus e mi dirigo verso il lavoro, sono quasi le sette e trenta, come arrivo nessuno si sorprende nel vedermi, qualcuno sorride, vado direttamente nel suo di ufficio, trovo la porta chiusa, aspetto qualche minuto fuori e la vedo uscire, assieme a lei c’è uno del suo team è un giovane ingegnere, sarà almeno dieci anni più giovane di lei, entrano in una stanza, è un vecchio magazzino dove vengono riposti i vecchi dispositivi quelli che non si usano più o ancora da brevettare, li seguo, vedo Aurelia seduta sul tavolo i capelli biondi sciolti, gli ha tolto la maglia ed è rimasta con i seni nudi, mentre la bacia intensamente, le sue mani prendono entrambi i suoi seni, le sue dita strizzano i capezzoli e la sento gemere di piacere, Aurelia resta cosi, fino a quando lui non si apre i pantaloni e comincia masturbarsi intensamente, ha il cazzo duro e grosso.
Aurelia è eccitatissima, scende dal tavolo e si apre anche lei i pantaloni, lui gli infila una mano nei pantaloni e gliela tocca, mi eccito per un attimo io, il sangue mi pulsa alla testa, vedere lei che scopa con qualcun altro un ragazzino, sesso puro, è lui che le tira giù i pantaloni, se la scopa cosi in piedi, glielo mette dentro il cazzo e spinge, continua a baciarla, Aurelia gli tocca il culo e fanno sesso cosi, li sento godere intensamente.
Aurelia gli prende il cazzo in mano e glielo chiede di scoparla da dietro, lui sorride, la gira, l’appoggia sul tavolo, i jeans scendono lungo il corpo, la piega sul tavolo e comincia a incularla, se la scopa di brutto fino a sborrarle dentro, vedo lo sperma che esplode dentro, Aurelia è venuta godendo e lui lo stesso, si abbassa e comincia a leccarle il buco del culo, la succhia per bene la puttana, io mi allontano, pensando di essere il Sarto di Panama, ma non è cosi, rientro a casa e decido di aspettarla non manca molto, infatti sento aprire la porta di casa ed è proprio Aurelia ad entrare.
Mi guarda e mi sorride, mi dice ma come non sei tu al pomeriggio, ti hanno cambiato il turno io mi avvicino e gli dico: no, al lavoro ci sono stato questa mattina, la vedo sbiancare, e mentre gli dico tutto questo comincio a spogliarla.
Le tolgo la maglia, resta con i seni scoperti, glieli palpo e si eccita, mi tolgo io i vestiti e resto completamente nudo, le tolgo i jeans, la giro e la appoggio contro la parete, le sussurro all’orecchio sono sicuro che ti piacerà, le divarico le gambe e comincio ad accarezzarle l’interno coscia, la sento che è bagnata, lei sente il mio cazzo che le tocca le natiche si eccita sempre di più, me lo prendo in mano il cazzo e glielo infilo dentro comincio a scoparla, Aurelia trema di piacere la sento godere fino a quando non esplode, ha un orgasmo intenso, sono io a venirle dentro, la rabbia scompare nel momento dell’orgasmo, resto cosi dentro di lei, è lei a tremare.
Mi dice soltanto: prometto non succederà più, è più giovane di te, ma niente di più, si gira verso di me e mi bacia, so che Aurelia non mente, la alzo in braccio e la porto in camera la distendo sul letto e continuo a baciarla, mi rendo conto soltanto di una cosa che è troppo importante nella mia vita per poterla perdere, non certo per una scopata occasionale, rimaniamo cosi uno accanto all’altro, il mio turno di lavoro lo recupero domani, il doppio turno, Aurelia mi sorride e dice di amarmi come sempre ed è lo stesso per me.