Un lampo nel buio e un rumore assordante. Le luci soffuse che si spengono e un battere di tacchi sul pavimento. Gambe nude colorate di viola e di verde dai neon. Tacchi alti, scarpe lucide, anfibi tattici. Un vibratore a forma di cazzo grande come un braccio che cade per terra facendo un rumore liquido e poi silenzio.
Damiano e Alice si ritrovano così, uno di fronte all’altra nel vicolo stretto e buio dietro il locale di Leon. Sono faccia a faccia. Inaspettatamente. Damiano vorrebbe baciarla, vorrebbe prenderla lì dov’è. Lei lo fissa e sta per dire qualcosa quando la lunga lama intarsiata del cinese le scatta con un sibilo sotto la gola e interrompe ogni discorso. Non sono soli purtroppo. Con loro nel vicolo quella sera c’è anche la morte.
Leon nel frattempo si è ritirato nella sua panic room. Centellina una dose generosa di whisky d’annata osservando il caos scatenato nel dungeon del locale dall’arrivo della banda di Wang. Perché quello non è stato un attacco a sorpresa che il mafioso stava subendo inerme; quello è stato il compimento del suo piano perfetto. Attirarli lì e sistemarli una volta per tutte.
“Attraversare il mare ingannando il cielo,” disse incurvando il labbro carnoso in una specie di sorriso.
C’erano due ragazze nude che lo stavano aspettando dall’inizio della serata, dentro la stanzetta blindata illuminata soltanto dagli schermi collegati alle telecamere. Dentro agli schermi le immagini in 4K di ogni angolo del suo quartiere.
Era tutto previsto. Tutto, tranne Alice e Damiano. Come al solito la donna aveva fatto di testa sua e aveva deciso di tornare al locale anche dopo che Leon aveva trovato una scusa per mandarla a casa.
E ora Alice si trovava proprio nel cuore dell’uragano. Perché dove c’era Damiano c’era tempesta, e Alice non voleva proprio accettarlo. Entrambi non ci riuscivano. Si attiravano l’uno all’altra come maledettissimi magneti. E Leon, che all’inizio riteneva tutto questo un rischio, aveva cominciato a prenderci gusto. Perché Damiano, quando Alice era vicina, era ancora più forte, più pericoloso e indomabile di quando l’aveva assunto anni fa.
Le ragazze al fianco del boss stanno giocherellando tra loro e Leon si distrae un istante per guardare la bionda con gli occhi verdi che ansima e trema, mentre la ragazza messicana che gli aveva consigliato il Guercio le leccava la passera facendola pisciare sotto. Le previsioni avevano messo pioggia.
L’aria è carica di elettricità, d’umido e di pericolo.
Fuori nel vicolo Damiano, credeva che la banda di Wang si sarebbe dispersa verso l’incrocio tra la Quinta e la Anderson dove li aspettava la camionetta degli sbirri nel libro paga di Leon. L’unico imbecille rimasto indietro, Tommy Wang, il cugino del capobanda, aveva deciso di prendersela con la ragazza sbagliata. La sua.
Damiano è immobile davanti a Alice: è su tutte le furie, ma mantiene una calma inossidabile: sembra quasi che nemmeno respiri.
La mano libera di Tommy stava esplorando la carne nuda sotto alla maglietta di Alice, che non staccava gli occhi lucidi da Damiano.
“Tommy Wang, non sei un premio Nobel, cazzo…” si lascia sfuggire con voce fermissima lui.
Uno degli occhi lucidi di Alice chiude le palpebre in un gesto complice. Tommy Wang non la vede strizzare l’occhio a Damiano e agita il coltello davanti alla gola della ragazza, che si fa palpare senza staccare lo sguarda da Damiano. Il cinese le preme una timida erezione contro la mini ed è proprio lì che voleva portarlo lei, che incurvandosi quasi per assecondare Wang che finge di cavalcarla lascia libera la traiettoria per un destro di Damiano. Il colpo è così forte che la mano armata del cinese scatta in avanti graffiando il volto di Damiano, poco prima che Wang venga proiettato fra i bidoni del vicolo con il volto fracassato.
Il corpo del cinese rantola e borbotta confondendosi con il tuono. Un fulmine taglia l’aria e illumina il volto ferito di Damiano. Alice gli si avvicina, le sue dita scivolano sulla guancia di lui, toccando delicatamente la ferita. Poi, con un gesto che sembra tanto audace quanto naturale, sale sulle punte dei piedi e lecca la ferita, facendo rabbrividire Damiano.
La pioggia inizia a cadere, prima lentamente, poi sempre più forte, fino a diventare un vero e proprio scroscio. Ma né Damiano né Alice sembrano accorgersene. Sono troppo presi l’uno dall’altra, troppo presi dal desiderio che li consuma.
Damiano prende Alice tra le braccia e la spinge contro il muro del vicolo, dalla parte opposta a quella in cui è stato proiettato Wang. I loro corpi si uniscono in un abbraccio appassionato, mentre la pioggia li bagna, rendendo i loro vestiti trasparenti, facendo trasparire i capezzoli duri lei e il sesso gonfio di Damiano che tenta di strappare i suoi pantaloni. I loro baci sono intensi, profondi, come se volessero assaporare ogni singolo momento.
Alice si aggrappa a Damiano, le sue dita si aggrappano ai suoi capelli bagnati. Damiano la solleva, le sue mani esplorano il suo corpo come se non l’avessero mai toccato prima provocandole gemiti di piacere.
Nel vicolo buio, sotto la pioggia scrosciante, Damiano e Alice si amano con una passione e un’intensità che li lascia senza fiato. Lei si gira, si piega, lo guarda entrarle dentro mentre la pioggia lava via tutta la violenza e la sporcizia lasciando solo una spinta di piacere dopo l’altra. Non importa il mondo esterno, non importano i pericoli che li circondano. Ci sono solo loro a far battere il cuore dell’uragano: loro e la pioggia che lava via tutto il resto.
“Attraversare il mare ingannando il cielo, figlio di puttana di un Wang…” commenta Leon spegnendo la telecamera che punta su Alice e Damiano, lasciandogli quel minimo di intimità che si può avere nel mezzo di una tempesta. “Sono io che controllo l’uragano.”
E dicendo questo, il boss torna a concentrarsi sulle due ragazze nude che stanno giocando nella stanzetta.