Racconto Dark Romance – Alice e la maschera

racconto dark romance

Quando entro nella stanza, Ilaria ha ancora la bocca ancora incollata al cazzo di Francesco.

“Non è il caso che muovi il culo e torni al lavoro?” rompo il silenzio nella stanza.

Ilaria si ferma ma prontamente la mano di Francesco che le tiene i capelli la invita a proseguire il pompino che sta facendo.

“Grandi parole escono dalla nuova puttana di Leon. Non ti scaldare, appena si stanca di te sarai la prossima ai miei piedi.” grugnisce.

Sono fuori di me, ma resto calma scandendo bene ogni parola.

“Non sono una puttana. E a dire la verità sono la sua commercialista. Se a fine mese vuoi ricevere il tuo fottuto stipendio, farai bene a riportare il culo al lavoro. Visto che ora ai conti ci penso io.”

Francesco è rabbioso e nervoso. Scosta Ilaria e con con l’uccello ancora in tiro avanza verso di me, forse per mettermi con le spalle al muro.

Passano pochi secondi e Leon si affaccia alla porta.

“C’è qualche problema, Francesco? Hai conosciuto la mia nuova collaboratrice Alice?”

Francesco rimettendo il cazzo nelle braghe farfuglia che va tutto bene, e che stava giusto andando a controllare gli incassi nella poker room di Daniele. Quando esce dalla stanza provo un senso di sollievo e sono grata a Leon per avermi difeso.

“Alice, hai un ruolo importante da gestire per il club, ma stai al tuo posto con i miei uomini. Tieni la bocca chiusa: alla disciplina qui penso io.”

“Sì, Leon.” abbasso lo sguardo provando un senso di imbarazzo per essermi concessa uno spazio d’azione che evidentemente non ho. Quella frase che ho sentito però mi resta ancora in gola:

“Hai anche una poker room, Leon?”

“Ti pago per gestire questo club. Ti pago più di chiunque altro farà mai con te perché non-devi-fare-nessuna-cazzo-di-domanda. Mi sono spiegato?

Quando sussurro il secondo “Sì, Leon” in meno di 30 secondi capisco da sola di come questo nuovo lavoro comporterà sempre di più gioie e sofferenze. Non ci sono le mezze misure, quando di parla della gang di Leon.

“Vestiti in modo decente, stasera devi conoscere un paio di fornitori. Ti voglio impeccabile.”

Dopo un paio d’ore, con un tubino nero e qualche pennellata in più di ombretto aspetto Leon all’interno del privé accanto alla sala principale del club. Sono nervosa ed eccitata allo stesso tempo, mi chiedo se sarò all’altezza delle sue aspettative, ma sono anche abbastanza sfacciata da pensare di essere l’unica a poter gestire un lavoro come questo. Non te lo insegnano durante l’università di economia a trattare con la mafia.

Quando Leon mi si piazza di fronte ho un piccolo sussulto. Sbuca quasi dal nulla avvolto da una scia oscura. “Cammina di fianco a me, ma un passo indietro. Seguimi, in silenzio. Non parlare per nessun motivo, non salutare. Un leggero cenno del volto sarà sufficiente per interagire con chi incontreremo. Non guardare in faccia nessuno, ma non farti sfuggire niente: ogni dettaglio è importante per ri-conoscere chi hai di fronte. Non è il loro nome, a fare la differenza.”

Con queste istruzioni scarne che mi frugano in testa varco la soglia al fianco di Leon facendo attenzione a mantenere le distanze indicatemi.

C’è molta gente nella stanza del club, ma è ben distribuita. Ci sono dei gruppi, alcune coppie, qualcuno seduto da solo al bancone. Iniziamo a muoverci in un percorso che per Leon sembra essere già predeterminato.

Affianchiamo un gruppo di cinesi che discute in modo piuttosto animato, uno di loro scambia un gesto di saluto verso Leon al quale il mio capo risponde con un cenno delle dita. Come in una scena al rallenting, cerco di memorizzare tatuaggi particolari, vestiti, cicatrici evidenti. Vicino a loro c’è una ragazzo che sono sicura di aver già visto, penso sia uno degli uomini di Leon, Ian. Magro, altissimo, ne sono ho quasi la certezza.

Proseguiamo tra russi, una mistress con al guinzaglio due ragazze, e poi altri uomini ancora. Il ritornello è sempre lo stesso, ma a ogni passo il contesto cambia. Leon sembra conoscere ogni presente in sala e sento gli occhi di molti addosso a me.

Al bancone il bartender porge a Leon un bicchiere di rhum, e con sorpresa vedo che la barmaid al suo fianco ha appena preparato un Wild Lady per me. Leon sorseggia il suo drink e io mi volto per poter avere per qualche secondo la visuale completa della sala. Mi giro in modo naturale, come per assestarmi prima di sedermi sullo sgabello più vicino.

Finalmente Leon rompe il silenzio rivolgendomi la parola: “Come sta procedendo la ricerca della tua nuova schiava?”

Per un attimo mi si bloccano i pensieri. Cosa c’entra ora questa storia? Prendo tempo per capire quale sia la risposta esatta ma Leon continua: “Quando ti ho conosciuta eri appena stata bidonata, non avrai mica perso il vizzietto, no? Voglio assicurarmi che tu sappia svagarti con le persone giuste”.

Sorrido mentre capisco che questo discorso estemporaneo serve a Leon per darmi modo di continuare a guardare la sala senza attirare l’attenzione su di noi, né con il silenzio, né con discorsi che richiederebbero maggiore privacy. Allo stesso tempo ho recepito il nuovo ordine implicito: se voglio sbattermi qualcuno, dovrò stare attenta a chi mi starà attorno. Ho come l’impressione che in questo ambiente più di qualcuno proverà a sfruttare la mia posizione di potere.

“Hai qualcuna da presentarmi Leon?” chiedo sorseggiando un goccio di cocktail.

“Forse”.

Quella risposta mi sorprende.

“Torniamo nel privé” sussurra facendomi strada. Usciamo dalla sala del club facendo lo stesso percorso e per un attimo penso che nella prossima stanza ci siano delle schiave pronte da testare. Mi esalto all’idea, per quanto abbastanza improbabile.

E infatti il privé è vuoto come lo avevamo lasciato, Leon si chiude la porta alle spalle e apre un cassetto da un mobile di ebano scuro. Mi porge una scatola. Quando la apro il cuore mi batte forte.

C’è una maschera rossa con delle grandi piume.

“È tua.” e aggiunge “Fanne buon uso.”

Resto in mezzo alla stanza immobile con questo dono tra le mani. Mi mancano le parole, e Leon fa in modo che non mi escano nemmeno per sbaglio quando, prima di sparire nel corridoio, conclude dicendo: “Mi aspetto domattina un rapporto scritto con tutto quello che hai scoperto 42 presenti in sala. Non uno di meno. Spero di non essere deluso.”

Guardo gli occhi vuoti della maschera fissarmi mentre un brivido mi scorre dalla testa ai piedi. Respiro a fondo. Sarà una lunga notte.

Ti piacciono le storie soft romance e mafia romance? Scopri la nostra categoria dedicata e continua a leggere. Vota questo racconto 5 stelle! <3