di Madame Giselle
Tutto è iniziato con un classico Invito A Cui Volevo Dire Di No. “Vieni sul mio set, Martina, vedrai, ti piacerà”, dice John, chiaramente per tirarsela. Ho capito: sei italo-inglese e hai pure il nome esotico. Fai l’aiuto regista e lavori sui set più fighi. È così che mi hai conquistata. O meglio: mi sono fatta conquistare, ascoltando per un’ora le tue storie di cinema, ieri sera al pub dietro l’università. Ed è così che sei finito nella mia stanzetta in via Po e mi hai scopata (benissimo, va detto).
Però basta così, no? CI siamo divertiti e via. Va bene che studio Storia del Cinema, ma ci sono dei limiti. Però John è carino e alla fine dico: ma sì, dai, non sono mai stata sul set di una megaproduzione di Hollywood. Anche se girano a Torino perché “sembra Parigi”. John mi spiega che devo passare per le otto di sera, staranno finendo l’ultima scena del giorno e non darò fastidio.
Quella sera c’è una luce bellissima di fine estate. Il cortile del palazzo settecentesco è stato invaso da camion bianchi e roulotte per gli attori, mentre i cavi dei riflettori corrono sulla ghiaia dei giardini barocchi. Io mostro il pass che mi ha dato John a un bodyguard grande e grosso, che bofonchia qualcosa in un walkie talkie e mi lascia passare.
Seguo i cavi e arrivo alla camera da letto, che è spettacolare: un grande baldacchino, tende vaporose, candele. Un viavai di assistenti che controllano storyboard, figuranti vestiti da paggetti, tecnici che arrotolano cavi e spostano luci. È tutto grandioso e bellissimo. Ma improvvisamente, tutto il set fa silenzio. Perché arriva lei. Oddio. Questo John mica me l’ha detto. È lei, è veramente lei: Constance. La diva inglese.
Quella che ho visto sui siti di gossip, sulle copertine e in tanti film, dalle commedie sceme in cui si innamora di un ragazzo che sembra un tizio qualunque e invece no, fino alle mega-avventure tratte dai fumetti in cui spara laser dalle dita e salva il mondo dagli alieni. Sapevo che fosse bella, ma non immaginavo che fosse così bella. Una grande parrucca bionda, occhi verdi che ti tagliano in due al primo sguardo, una bocca morbida. E una pelle bianchissima, che quasi brilla, nella scollatura dell’abito da gran ballo in cui è strizzata in questo momento.
John mette il ciak in campo e urla MOTORE! Nell’altra stanza, sepolto dietro un muro di monitor, un uomo di mezza età con la barba (uh, il regista!) urla ACTION! Constance sospira e dice la sua battuta. Neanche me la ricordo. Sono troppo occupata a guardare le sue dita che iniziano a sbottonare il corsetto, facendo intuire la curva di un seno ritto e sodo. E la cinepresa che segue quelle dita. Si sta spogliando davvero?
Poi sento un CUT!, ed è tutto finito. In un attimo, la piccola folla di tecnici e attrezzisti se ne va, le luci si spengono, qualcuno grida IT’S A WRAP, un altro specifica in italiano, FINE GIORNATA. Era l’ultima scena di oggi, insomma. Ma come, tutto qui? Eppure, John mi sorride e mi fa un cenno: resta lì.
Mi guardo intorno: tutti se ne vanno, anche il regista. E adesso, che ci faccio qui? Quando si dice sentirsi fuori posto. John controlla che se ne vadano tutti, sento i passi della troupe che scendono gli scaloni di marmo. John aspetta, poi chiude la porta. Io vorrei dirgli qualcosa…
…Ma si apre un’altra porta. Quelle porticine segrete nascoste nei muri decorati. E ne esce Constance, ancora in costume di scena. Si toglie la parrucca settecentesca e si scioglie i capelli, che sono rossi, rossissimi, lisci. Mi sorride. Mi prende una mano e mi porta verso il letto. Io non so cosa dire, non parlo neanche l’inglese, vorrei dire almeno un hello, ma non mi viene in mente neanche quello. Perché Costance, adesso, mette un dito sulla mia bocca. Tocca le mie labbra. Poi fa un cenno a John. Ed è lui a parlare.
“Dice che hai una bocca bellissima”.
E poi mi bacia. Mai baciato una donna in vita mia… e la prima è una star internazionale. Ma quello che mi colpisce di più è il suo sapore: fresco, morbido, come un frutto maturo. La bacio anch’io e sento la mia lingua che tocca la sua. Lei mi bacia e scende sul mio collo. Mi sbottona la camicetta con calma, bottone dopo bottone. Io la lascio fare, perché non pensavo che sarebbe stato così… bello? Sento le sue dita che scivolano nel mio reggiseno. Sento le sue mani sulle mie tette. Poi altre due mani mi toccano. È John, che mi sfila la camicetta e il reggiseno, mentre Constance mi abbassa i jeans, vede le mie mutandine bagnate e sorride. Poi me le toglie.
John e Constance mi adagiano sul letto. Dovrei ricordarmi che sono nuda, ma Constance si slaccia il corsetto e scivola fuori dalla gonna. Anche lei è nuda, ora ed è incredibile. I seni sono bianchi e pieni, con le areole rosse e grandi. E tra le gambe ha un cespuglio rosso e riccio che, mi sorprendo a pensare, deve essere delizioso. John si toglie i jeans, la maglietta, il cappellino e le cuffie. In un attimo è sul letto, nudo, con me e Constance. Che assaggia le mie tette, me le succhia, mentre lui infila due dita nella mia fica bagnata, poi me la lecca. È bellissimo sentire le labbra di lei che succhiano le mie tette e quelle di lui che mi tormentano, laggiù – e mi fanno godere, tutti e due. Poi Constance guarda il cazzo di John, bello duro. Si piazza davanti a me, offrendomi i peli rossi della sua fica, mentre John mi mette a pecorina. Io mi tuffo dentro Constance, che mugola qualcosa, poi urla, ansima. E sento il cazzo di John che mi prende fino in fondo, le sue mani forti che mi bloccano i fianchi.
Posso solo muovermi e sentire i suoi colpi, buttarmi in avanti ed entrare con la lingua dentro Constance, che mi accarezza i capelli, grida, mormora qualcosa in inglese, ma è così importante? Tutto quello che c’è da dire lo stiamo dicendo con i nostri corpi, e mentre sento Constance che ansima e grida, che mi stringe la testa e mi fa entrare dentro di lei, mi sento venire anch’io, con lei, mentre John mi dà gli ultimi colpi. Mi fanno venire, insieme, e io vengo, fortissimo. John si stacca un attimo, ma solo perché così Constance si butta su di lui e glielo succhia. Viene anche John, sulle tette sode di Constance.
Tutti e tre crolliamo sul letto. Mi fisso a guardare le candele. Non sono mai venuta così. Constance guarda il cazzo di John che continua a eruttare le ultime gocce di sperma e ride. Con un dito ne prende una goccia. L’assaggia. Poi la fa assaggiare anche a me. John mi sorride. Ecco cosa avevi in mente, penso. E poi penso: bravissimo. Constance mi bacia, poi dice qualcosa a John. Lui ride, poi traduce.
“Io ho bisogno di un attimo, ma se ti va, Constance vorrebbe continuare… solo con te”.
Guardo il rosso dei suoi capelli e il rosso tra le sue gambe. Forse una parola di inglese la so. Yes.