Uno sconosciuto mi sbatte sulla scrivania mentre mio marito ci guarda

Uno sconosciuto mi sbatte sulla scrivania mentre mio marito ci guarda

di Madame Gisele

Il matrimonio è noioso, pensa Paolo. Caldo, coppiette con cui non c’è nulla da spartire, una festa fighetta in una villa settecentesca fuori città. Anche Lucia, sua moglie, si annoia. La spia di sottecchi e non gli sfugge quel suo accartocciare il cerchietto che circondava il tappo di plastica dell’acqua: un chiaro segnale di quando preferirebbe essere altrove. Ma gli sposi sono loro amici da sempre, e allora che fai, non ti presenti?

Vuoi perché a pranzo li hanno drammaticamente sistemati nel tavolo dei “Non sappiamo dove altro metterli” e si sono ritrovati con un mucchio di coppie che li hanno ammorbati per due ore filate con discorsi su figli, case, libri, viaggi e pallosità generiche ed è già tanto se non gli stanno sbadigliando in faccia. Vuoi perché il matrimonio si trascina da ore e sono appena al secondo dei secondi alle quattro del pomeriggio… 

Manca solo il dessert”, assicura un cameriere impietosito.

Ma Paolo non ne può più. Allora trova la prima scusa e scivola via. Chiede al cameriere dov’è il bagno, poi però svicola e va a farsi un giro per la villa. Un minuto dopo, ecco Lucia che lo raggiunge. Basta salire le scale e ai piani di sopra non si sente più il brusio degli invitati. 

E soprattutto, non c’è nessuno. Meraviglia. 

Sono liberi dal fracasso, dal brusio, dai sorrisi forzati e dalla felicità che devono mostrare per forza, perché ai matrimoni sembrano sempre tutti al settimo cielo. Ok gli sposi, ci mancherebbe. Ma non dover mostrare di annoiarsi per educazione, secondo Paolo, è una forma di tortura. E allora, via! Prende per mano Lucia e va ad esplorare la villa. 

Trovano una camera grande e silenziosa. Tanti libri antichi, un letto a baldacchino e una lunga scrivania. Perché non usarla per qualcosa di divertente? Chissà da quanto tempo è lì a prendere polvere, con solo quella misera abat-jour a farle compagnia. Un’occhiata a Lucia, che capisce al volo ed è subito d’accordo. La ama anche perché con lei non c’è mai bisogno di dire parole inutili. 

Va ad appoggiarsi con le reni al bordo e lui si inginocchia sotto la gonna di lei. Infila il viso e morde piano, ma decisamente, le sue mutandine, trascinandole via. Coscia, ginocchio, caviglia: è un attimo ed eccole per terra, mentre lui torna ad esplorare quella grotta meravigliosa che è la fica della sua compagna. I peli biondi tra le gambe gli fanno il solletico, ma c’è abituato. Apre la bocca e, con la lingua, si insinua tra le grandi labbra, facendosi spazio e iniziando a succhiare. Lucia gli prende la testa tra le mani e allarga le gambe: è subito bagnata. 

Un rumore, però, li fa voltare. Paolo si gira e chi c’è dietro una tenda, come il peggiore dei colpevoli nei gialli? Marco, uno dei suoi compagni di tavolo, quello single che non ha detto una parola in tutto il pranzo. Bruno, alto, ben fatto. Beccato sul fatto, caro il nostro voyeur, mentre tenta di sgattaiolare via. Paolo e Lucia si lanciano un’occhiata complice e annuiscono. 

Paolo gli fa cenno di avvicinarsi. Sì, proprio tu. 

E Marco, istupidito dalla situazione, esce dal suo nascondiglio.

Vieni qui” gli dice Lucia. E Marco ci va. Si avvicina e lei, in un sussurro, gli dice quello che vuole. 

Scopami, mentre mio marito ci guarda”. 

Marco si gira verso Paolo, che nel frattempo è andato a sedersi sul letto e annuisce. Lucia, allora, gli afferra il cavallo dei pantaloni e stringe. Lo sente già durissimo, chissà quanto si è eccitato a guardarli mentre era nascosto. Marco sobbalza, ma si gira verso di lei e si riprende subito. Si sbottona i pantaloni, in fretta, e tira fuori il suo uccello già pronto. Poi le alza la gonna ed entra con una sola spinta. Lucia fa un urletto e spalanca bene le gambe, accogliendolo tutto e circondandogli la vita. Marco le tira giù il bustino del vestito, scoprendole i seni morbidi e sodi, e ci si attacca con le labbra, una spinta dopo l’altra. Lucia ansima, guarda Paolo sul letto e gli sorride. 

Si sdraia sulla scrivania, comoda, facendosi prendere tutta, fino in fondo. La scrivania cigola un po’ mentre lui continua a darle colpi. Lei ansima, felice, e si sente catturata, mentre lui continua a prenderla, la stringe, la sbatte ancora, ancora, ancora. Lei gli prende le mani e gliele porta sulle tette: le vuole lì, ad accarezzarla. Lui obbedisce, mentre anche lei si muove, piano, assecondando le spinte e stringendo le cosce. Marco vede che porta solo la fede al dito, e quel pensiero lo fa impazzire. Lei è di un altro. Ma ora è sua.

Marco entra ancora di più dentro di lei. Lucia urla. Continua a muoversi. Lei lo bacia, poi gli sussurra qualcosa di dolce e violento, e allora lui si butta giù, torna a spingere dentro di lei e guarda Paolo. Anche lei lo guarda, poi si concentra su quello che ha dentro, che spinge. Anche Paolo li sta fissando, mentre si tira una poderosa sega.

Lucia mugola, poi urla, ancora e ancora. Marco grugnisce qualcosa e le prende le tette tra le mani mentre lei urla di più e si sente venire, e allora anche lui si scatena. Anche Paolo ci sta dando dentro, guardandoli. È un gioco di sguardi a tre. Lucia sente dentro un’esplosione, mentre anche Marco viene. Lei si muove finché non si è goduta ogni secondo. Solo allora si stacca, rivelando il cazzo duro di lui, bagnato di lei e ancora grondante. Lui le bacia le tette ancora una volta e si appoggia al suo ventre. Lei, esausta, gli sorride.

Marco guarda Paolo. Che ha visto tutto, fino alla fine, e sta venendo con un gemito sulla coperta. Lucia mordicchia l’orecchio di Marco, poi dice solo una cosa. 

“È vero, mancava solo il dessert”.