Alla mercé del Re Drago

racconto sesso fantasy principessa drago

Di Madame Gisele

La battaglia era stata durissima. La principessa Arys di Feinthorn aveva sentito tutto, anche dalla torre più alta della Rocca, dove suo marito, il principe Fedor, l’aveva rinchiusa per tenerla al sicuro. Una pioggia gelida e furibonda batteva su tutto il loro castello, abbarbicato sulla Rocca, la gola dove scorreva impetuoso il Fanthor. Dalla balconata della torre, Arys aveva visto Fedor e i suoi Ardimentosi di Born mentre resistevano all’urto dei fanti nemici, aveva sentito l’orribile schianto degli scudi contro le loro lance. Ma sapeva che contro quei nemici non c’era speranza: perché il loro condottiero era il temuto Re Drago. Aveva sentito storie a mezza voce su di lui fin da bambina: l’Immortale che striscia tra due mondi, tra la Bestia e l’Uomo. Ma quel giorno lo vide per la prima volta. 

Sembrava un cavaliere come tanti: l’armatura grigia, il mantello bianco. Ma sotto l’elmo vedeva brillare due occhi gialli e feroci. E poi, quando scese da cavallo e guidò i suoi cavalieri alla battaglia, sull’ultimo ponte della Rocca, lo vide cambiare. Vide le sue braccia muscolose diventare ali, vide le sue gambe diventare feroci artigli. Vide i suoi occhi diventare quelli di una grande bestia rettile, che sputava fuoco e annientava i soldati della Rocca, che precipitavano nella gola o bruciavano tra urla atroci. E poi lo vide, mentre colpiva a morte suo marito Fedor con un rapido colpo d’artiglio. Fu allora che Arys di Feinthorn apì che il suo destino era segnato. Corse verso il balcone e poi, con un urlo disperato, si lanciò nel vuoto. Vide sotto di lei le acque feroci del fiume e pensò che presto sarebbe finita.

Ma dopo un attimo di buio, sentì due braccia forti che la sorreggevano e due ali che palpitavano nel vento. E capì di essere tra le braccia del Re Drago, che la riportò sulla balconata. I suoi occhi gialli da rettile sembravano più calmi, mentre la depositava a terra. Lei lo guardò ancora. Era un mostro, come diceva suo marito. Ma suo marito non l’aveva mai trattata con quella… dolcezza? I suoi genitori, che le Nevi Eterne li abbiano in gloria, l’avevano data in sposa a Fedor, Signore della Rocca. E lui, quella notte stessa, le aveva strappato il corsetto e la tunica, l’aveva sbattuta sul talamo e l’aveva presa, con forza, senza una parola, senza un gemito che non fosse suo, quando per la prima volta un uomo la spogliò ed entrò dentro di lei. Il Re Drago, invece, chiuse le sue ali e la condusse nella sua stanza. 

Lei era bagnata di pioggia e tremante. Lui, invece, la guardava. Restava la sua pelle scura e grigia come quella di una vipera, restavano i suoi occhi gialli. Ma ora sembravano… gentili? Lei guardò i suoi muscoli che guizzavano e capì che era nudo, nudo davanti a lei. Il Re Drago si avvicinò e protese uno dei suoi artigli. Con destrezza insospettabile, l’artiglio tagliò di netto il lembo del mantello di Arys. Lei cercò di fermarlo, ma era tardi. Con un altro colpo d’artiglio, il Re Drago slacciò la tunica di Arys, sganciando la spilla d’oro. Lei sentì le vesti che scivolavano via dalle sue spalle e dai suoi seni, sentì le stoffe che cadevano a terra e lei, improvvisamente nuda, davanti a lui, i suoi capelli biondi che le cadevano sulla schiena. Lui, delicatamente, la adagiò sul letto. Arys non potè fare a meno di pensare che suo marito non l’aveva mai trattata così. Il Re Drago si inarcò su di lei per baciarla ancora, poi scese ad assaggiare i suoi seni, lentamente, con dolcezza. Arys sentì che quella non era la bocca di un serpente, ma di un uomo. E non erano artigli quelli che la stringevano, ma mani che accarezzavano i suoi seni, scendevano lungo i suoi fianchi e poi arrivavano ad accarezzarla tra le gambe. La sua pelle non sapeva di rettile, ma era morbida e vellutata. E quando il Re Drago la baciò, sentì la lingua calda e le labbra dolci di un uomo. Il Re Drago scese tra le sue gambe, baciando il biondo che trovava e poi scendendo nel profondo di Arys. Lei si sorprese a provare un piacere strisciante, eppure forte, estremo, mentre lui continuava a baciarla. E si sorprese ad ansimare, mentre le labbra di lui toccavano ancora i suoi seni, assaggiavano i suoi capezzoli. E quando lui entrò dentro di lei, non poté fare a meno di pensare che era comunque dolce, dolcissimo. Si sentiva presa e, nel suo cuore, gli giurò fedeltà, mentre lui entrava dentro di lei, colpo dopo colpo. E mentre lei ansimava di piacere, le sue gambe aperte, i suoi seni diventati di marmo, le sembrò di vedere che lui aveva di nuovo le ali del Re Drago. Lui la prese fino in fondo, respirando la sua stessa, feroce voluttà, finché non si scatenò e lei sentì qualcosa di liquido che la invadeva. Quando lui si staccò da lei, Arys non resistette e scese tra le gambe di lui, ad assaggiare l’ultima goccia. Poi guardò la fede che portava ancora al dito. Il Re Drago gliela tolse e la gettò via. Poi la baciò ancora, ormai del tutto uomo. 

Negli anni a venire le storie dei bardi e le ballate dei cantastorie avrebbero cantato la verità: che Fedor era stato un re crudele e violento, e che il Re Drago, placato dall’amore di Arys, si rivelò un sovrano clemente, aperto e gentile. Arys, da parte sua, capì che forse il vero mostro era l’uomo che aveva sposato senza amore; e visse con il Re Drago molti anni felici. A volte, certe notti d’estate, lui usciva e volava nel cielo limpido. Poi tornava sulla balconata, dove lei lo aspettava. 

Già nuda, già pronta.