All you can fuck

racconto erotico all you can fuck

«Quanto?»
«Troppo»

Alla fine ci eravamo accordati. Ci si accorda sempre. Lo scambio di messaggi per definire il tutto era stato piuttosto rapido. D’altronde non ero mai rimasto deluso dal mio sito di escort di riferimento Mosca Rossa. La ragazza l’avevo notata subito, appena fatto l’accesso alla pagina Escort Roma. Mei, il nome. Capelli di seta lunghi e neri, occhi verdi da cerbiatta incorniciati da delle ciglia lunghe e fitte. Un fisico perfetto, culetto piccolo e sodo, una terza abbondante che spiccava sopra la vita stretta. E poi un dettaglio che avevo notato subito: una piccola voglia sulla pelle in fondo alla schiena. Dopo aver visto quel dettaglio non ero più riuscito a togliermi dalla testa la fantasia di Mei a pecora mentre con le mie mani sui suoi fianchi accarezzavo quella macchia rosata, mentre la pompavo con colpi decisi.

Come mai la sua prima risposta alla mia proposta era stata quel ‘troppo’? Semplice: l’avevo scelta per 24 ore all you can fuck. Sarebbe stata la mia principessa sul pisello.
Una bella stanza hotel nel cuore della città Eterna, vino da 300 sacchi, qualche fragola, della panna. Potevamo sbizzarrirci purché ogni gesto fosse finalizzato a una serie di scopate memorabili da poter raccontare agli amici del bar fino alla fine dei miei giorni. Dopo una rimostranza iniziale, come dicevo, ci eravamo intensi e l’appuntamento con Mei avrebbe avuto luogo davanti alla Fontana di Trevi, cornice del nostro incontro.

Mentre osservavo l’acqua scintillante della fontana, sentivo l’eccitazione mista a un pizzico di ansia. Poi, l’ho vista arrivare: Mei, con un’andatura sicura e un’eleganza naturale che la faceva risaltare anche tra la folla di turisti. Il suo sorriso, quando i nostri sguardi si sono incrociati, ha dissipato ogni mia incertezza.

«Ciao Marco» ha detto con una voce che mescolava determinazione e gentilezza «Sono pronta a scoprire i tuoi segreti di Roma». L’occhiolino finale faceva intendere tutt’altro però.

Camminando accanto a Mei mentre ci dirigevamo verso l’hotel, mi ero subito reso conto della sua curiosità e della sua sicurezza. Mentre le parlavo dei tesori nascosti di Roma, lei ascoltava attentamente, facendo domande incisive che rivelavano la sua intelligenza e la sua cultura. Una donna attraente: ma come sarebbe stata a letto?

Una volta entrati nella mia suite ne avevo avuto presto risposta. Mei mi aveva fatto sedere sulla poltrona al bordo del letto mentre si svestiva con uno spogliarello improvvisato. Quando aveva fatto scendere la cerniera del tubino nero che indossava, avevo già il cazzo duro prima ancora di vederle le tette. Indossava un reggiseno nero con del tulle trasparente da cui si intravedevano i capezzoli con un aureola grande e scura. Il perizoma aveva le stesse caratteristiche e quando si era voltata di spalle per sfilarselo mi ero ritrovato quel culetto maestoso e – cazzo – quella voglia rosata tra il gluteo e il fianco.

Non posso dire di essere stato un galantuomo: prima ancora che si levasse gli stivali, mi ero aperto le braghe e infilato un preservativo. L’avevo fatta sedere sul mio cazzo di spalle mentre io ancora seduto, mi godevo quello spettacolo di Mei che con movimenti da porca aveva fatto sparire l’uccello dentro di sé. Mi cavalcava con un ritmo che mi mandava fuori di testa e io, con le mani sui suoi fianchi, la guidavo per accelerare o diminuire in base a come mi piaceva di più. Avevo sborrato in meno di 8 minuti. Non mi importava di durare perché il tempo di riprendermi e l’avrei sfondata di nuovo, e poi ancora e ancora.

Il tempo di versare a Mei un calice di champagne e di esserci bagnati le labbra e il mio uccello era già di marmo. Mei aveva tenuto il calice in mano e si era messa in ginocchio di fronte al mio membro. Aveva iniziato a succhiarmelo con la foga di chi di cazzi ne ha una bella esperienza. Sorseggiavo anche io qualche goccio di vino mentre guardavo quelle labbra carnose avvolgermi l’uccello. Mentre lo faceva non distoglieva un secondo lo sguardo dal mio. Non amo il dirty talking ma quando le ho detto «Hai uno sguardo da vera maiala» è perché lo pensavo veramente.  È così che in poco tempo le ero venuto con uno schizzetto in bocca. Aveva ingoiato e poi aveva finito lo champagne.

Avevo bisogno di una pausa e per questo avevo chiesto al servizio in camera di portarci del sushi – per stare leggeri – e altro vino fresco. Mi faceva impazzire che quella bocca che mi aveva appena spompinato come una dea, un secondo dopo mi raccontasse del Pantheon, di come lo osservava con ammirazione per la grandezza dell’architettura. Si diceva estasiata di come questo monumento avesse attraversato secoli, testimoniando la storia e la cultura di un intero popolo. Era bello parlare con Mei, ma era stato supremo quando dopo aver finito la seconda bottiglia, le avevo stappato il culo scopandola da dietro come nella prima fantasia che mi ero fatto di lei. Lo aveva preso nel culo facilmente e nella mia esperienza so bene che il culo non piace a tutte. I preservativi erano già lubrificati e il mio uccello le era scivolato dentro senza troppe difficoltà. Non avevo esagerato con le spinte fino a quando non era stata lei a chiedermi di fare più forte. Con le escort non sai mai se godono davvero oppure no, ma l’impressione che avevo è che a Mei essere sfondata le piacesse proprio.

Questa volta ero durato di più, complice il fatto che mi ero svuotato le palle già due volte. Mei ansimava e si lasciava scappare dei grigolini di piacere, così le avevo messo la mano sulla bocca per tenergliela chiusa e limitare i rumori.

Il giro successivo era stato una sega. Quello dopo ancora una missionaria semplice semplice. Alle 5 del mattino entrambi esausti ci eravamo addormentati pregni dell’odore di sesso.

Dopo la doccia mattutina eravamo scesi a fare colazione e poco dopo, con un bel sorriso, Mei si era congedata. Ero pronto a tornare nella mia cara Milano.

Era stato un addio al celibato abbastanza alternativo ed ero pronto a tornare a casa. D’altronde alla mia futura moglie, non avrei detto assolutamente nulla. Ma chissà, le avrei proposto un all you can fuck. Sarebbe stata all’altezza? 😉

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