di Madame Gisele
“Già è una palla passarci le mattine, a scuola… figuriamoci i pomeriggi!”.
E invece eccola lì, Paola, a fare la simulazione del tema di maturità nelle ore extra. Per fortuna l’ha già finito: scrive in fretta, lei, e pure bene. All’esame, tra pochi mesi, farà un figurone.
Così, mentre i suoi compagni restano a faticare sui fogli protocollo per mettere insieme un concetto su Dante, Renzo Tramaglino o la Rivoluzione Industriale, lei consegna e il prof la lascia andare. Una rottura in meno, pensa, mentre raccoglie il suo zaino pieno di libri e pensa a che autobus potrà prendere per tornarsene a casa.
Il corridoio della scuola è vuoto e silenzioso. Le fa strano non sentire il solito casino di voci e risate che c’è all’intervallo. Invece adesso è pomeriggio, è inverno e fuori è già buio. Forse è per questo che, quando in fondo al corridoio appare quella figura, per un attimo si spaventa.
“Scusa, è da qui che si esce?”.
Poi la figura esce alla luce. È un ragazzo alto, con un cappello. Ha persino uno spadino al fianco.
“Scusa, non volevo spaventarti. Sono un carabiniere”.
“Si vede”, sibila Paola mentre lo guarda, col piglio della diciannovenne sveglia che è.
Poi però nota che sotto la visiera, quel ragazzo ha degli occhi azzurri mica male. E delle belle labbra piene. E le sopracciglia bionde. E ride, svelando dei denti perfetti.
“Sì, in effetti si vede. Ma non sono in servizio, tranquilla. Devo parlare con la vicepreside. Per il giorno dell’orientamento”.
“Ah”.
“Comunque, io sono Marco”.
“Paola. Se vuoi ti porto io dalla vicepreside”.
Si avvia con Marco lungo un altro corridoio. Lui le spiega che è un Cadetto dei carabinieri ed è qui per una licenza di due giorni dall’Accademia: verrà a raccontare ai ragazzi dell’ultimo anno com’è questo “sbocco professionale”.
“Anch’io sono all’ultimo anno” mormora Paola, guardando i bottoni che luccicano sul nero della divisa e la fascia rossa lungo le gambe. Nota che lui ha anche un bel culo, sotto quella uniforme.
Mai notato una divisa in vita sua, pensa. E invece, ora, si sorprende a pensare che quella perfezione insistita… la eccita.
“Vuoi fare il carabiniere anche tu?” chiede lui. Lei ride.
“Proprio no”.
“Non è così male, sai?”.
“Ah, sì? E cosa impari, quando fai il carabiniere?”.
“A pensare in fretta. A reagire a tutto. A cogliere l’attimo. Quando andavo a scuola qui ero… diverso”.
“Anche tu andavi a scuola qui? Ma dai”.
“Certo. Ma ero uno sfigato. Insomma… una ragazza strepitosa come te non mi avrebbe mai notato” … e qui Paola diventa rossa, sotto i capelli castani, e abbassa la testa.
“Io non sono strepitosa”.
“Secondo me, sì”.
Poi la prende per un braccio e apre la porta del bagno delle ragazze. Altro che indicazioni: sapeva benissimo dove erano. Sapeva tutto, pensa Paola. Come ha detto? Cogliere l’attimo.
Lui la trascina dentro e la bacia nella penombra. Lei lo lascia fare e gli affonda le dita nei capelli. Lui fa correre le mani sotto il maglione di lei e glielo sfila, insieme alla maglietta di Taylor Swift. Lei sente qualcosa di bagnato nelle mutandine, mentre lui fa balenare alla poca luce che arriva da fuori lo spadino.
Paola perde un battito del cuore, ma lo lascia fare. Con un solo colpo, lui le taglia il reggiseno. Le sue tette sode e prepotenti scivolano fuori dal pizzo, mentre lui le stringe e poi scende a succhiarle.
Lei caccia un piccolo urlo sentendo la lingua di lui sui capezzoli, ma Marco le fa solo un cenno: silenzio. Poi le sbottona i jeans e glieli sfila. Infine, passa lo spadino sotto il cotone delle mutandine e le taglia con un colpo solo. Poi le strappa il resto di quel tessuto bagnato e infila la faccia nella sua fica già pronta.
Paola sente una lingua calda che si fa strada e la esplora avida, avanti e indietro, fino a toccarle il clitoride. Lei piega indietro la testa e si abbandona a quel piacere intenso, con un sospiro, allargando di più le gambe. Marco le stringe il culo con le mani e la penetra a fondo, succhiando i suoi umori e facendole il solletico con il mento.
Poi, all’improvviso esce, si alza e sbottona i pantaloni. La prende in braccio e la sistema sul lavandino del bagno, nuda com’è. Le bacia, a lungo, il collo e scende ancora a succhiare dai seni.
Un attimo dopo, Paola lo sente entrare. Non le fa male come quello scemo con cui l’ha fatto la prima volta, pentendosene subito. Stavolta è meglio. Molto meglio. Lui sa come prenderla, un colpo dopo l’altro, una botta dopo l’altra. Lei si stringe a lui e mugola, poi urla piano, sibila nel suo orecchio sì, così, tutto, ancora, ti prego. Lui la prende più forte, sempre più forte, e lei si sente venire, ansimando piano sulla bocca di lui e mugolando solo un oddio.
Poi, Marco si sfila piano e Paola pensa che lo vorrebbe ancora tutto dentro di lei. Le tette sembrano di marmo e non capisce più niente, è calda e felice come non è mai stata. Lui la fa scendere, la fa inginocchiare sul pavimento e si toglie il preservativo.
Lei sente qualcosa di duro e caldo sulla sua bocca e capisce cosa fare. Ne ha già preso uno in mano, quello di quel solito scemo. Ma non ne ha mai preso uno in bocca. E allora lo assaggia, quel cazzo duro, caldo. Lo sente tutto nella sua bocca. Le viene un’idea e inizia a solleticarlo con la lingua. Sente lui che mugola qualcosa.
Ecco com’è, allora. Ecco cosa li fa impazzire, pensa Paola mentre lo succhia, felice di dargli tutto il piacere che può con le sue labbra fresche e morbide. Lui le stringe la testa e le accarezza i capelli castani. Lei sente un fiotto caldo che le entra in bocca: ecco com’è, pensa di nuovo. E poi lo manda giù. Ingoia ogni fiotto che arriva, ogni sorso, fino alla fine, fino a quando lui si rilassa.
Lei si alza. Lui la bacia ancora, con passione. Torna sulle sue tette, bacia anche quelle e si sposta con le mani sul suo culetto sodo, stringendolo piano.
“Sarà il nostro segreto” le sussurra Marco, mordendole il collo “i miei superiori non approverebbero. Si chiamano Violazioni del Regolamento”. Poi la appoggia contro il muro, si inginocchia e la penetra di nuovo con la lingua. Con più decisione, stavolta, addentrandosi nella sua caverna, e facendola venire di nuovo, in un lampo, mentre lei gli tira i capelli.
Poco dopo, mentre si infila la maglietta e il maglione, chiude i jeans e mette in tasca le mutandine tagliate, Paola dice che le piacerebbe che i regolamenti venissero violati così ancora una volta. O tante altre volte. Lui ride e la bacia ancora.
Il giorno dopo, la vicepreside lo presenta ai ragazzi: “È un Cadetto dell’Accademia, ex allievo di questo liceo”. Ma Paola non sta ascoltando: davanti agli occhi ha ancora l’immagine di loro due chiusi nel bagno delle ragazze, le sue mani sul corpo e il suo uccello durissimo dentro di lei.
Lui è di nuovo impeccabile: la divisa, il cappello, lo spadino. Inizia a parlare, poi la vede al secondo banco e le sorride. Paola si dimostra molto interessata alle opportunità lavorative nell’Arma. Anzi, gli chiede di parlarne con lui dopo la scuola. In camera sua, perché i suoi non ci sono.
Avvolti, nudi, nelle sue lenzuola colorate.

