Assaggiai per la prima volta il sapore della sua intimità l’estate di qualche anno fa, durante una vacanza in Puglia.
Le nostre famiglie si conoscevano da sempre, ed era tradizione trascorrere le vacanze estive tutti insieme, in modo di godere il più possibile della reciproca compagnia.
Io e Sandra ci conoscevamo da quando avevamo cinque anni, avevamo giovato insieme con le bambole, litigato, condiviso i segreti delle nostre prime cotte e dei nostri primi amori e ci eravamo scambiate i vestiti ogni volta che se ne era presentata l’occasione. Eravamo cresciute in simbiosi, proprio come due sorelle, condividendo ogni aspetto della nostra esistenza, Il nostro affetto era saldo e sincero, ed entrambe sapevamo di poter trovare nell’altra una compagna complice e fedele, pronta a sostenerci e a comprendere ogni nostra sensazione; tuttavia, negli ultimi tempi, sentivo che qualcosa tra di noi si stava modificando: i nostri corpi iniziavano a cambiare e io mi sentivo attratta dalle sue forme, quasi come se l’esplorazione della sua nudità potesse essere un valido specchio in cui scoprire la mia.
Una mattina di Luglio si presentò l’occasione per renderla partecipe dei pensieri che si stavano affacciando nella mia mente. Gli altri erano andati a fare una scampagnata ed erano usciti presto, mentre io ero rimasta a letto fino a tardi. Appena fatta colazione salii in terrazza a cercare Sandra. Quando arrivai sul tetto la trovai nuda, distesa su una sdraio, serenamente intenta a prendere il sole.
-“Ah sei qui”- dissi- “Credevo fossi andata con loro.”
-“No, ho preferito restare a prendere un po’ di sole. E’ Luglio e ancora sono bianca come un cadavere, mi vergogno ad andare in giro in questo modo.”
-“Io mi sono alzata troppo tardi, ma meglio così.”
Mi spogliai nuda anche io e mi sdraiai su un altro lettino accanto a lei.
Restammo una mezz’ora così, in silenzio, sotto il sole battente: lei in preda a non so quali pensieri, io intenta a riflettere sui miei desideri nei suoi confronti; poi ruppi il silenzio.
-“Posso leccarti Sandra?”
-“Prego?”
-“Si, hai capito bene. Non so perché ho questo desiderio, ma mi sarebbe davvero utile per capire il significato delle mie pulsioni. Non saprei davvero a chi altro chiedere se non a te.”Lo stupore sul suo viso era evidente, ma mossa a compassione dalla ragionevolezza della mia richiesta, Sandra annuì.
Timidamente mi affacciai all’orizzonte che le sue gambe dischiuse offrivano alla mia vista, muovendomi lentamente per darle il tempo di prepararsi alla cosa e di comunicarmi ogni suo possibile ripensamento, intanto lei silenziosamente attendeva che io mettessi in pratica le mie fantasie. Abbassai la testa tra i pochi peli che decoravano il suo pube, inebriandomi del suo odore: nonostante tutto il tempo passato insieme, quella sua particolare fragranza mi era sfuggita. Poggiai delicatamente le mie labbra sul suo clitoride, apprezzando la tenerezza di quella carne e il lieve sussulto che quel contatto provocò nella mia amica. Sentivo il suo respiro farsi più affannoso ad ogni mio movimento, un po’ per il piacere che quelle nuove sensazioni le offrivano, un po’ per la tensione che quella situazione ambigua aveva creato. Lentamente tirai fuori la lingua, accarezzando le sue morbidezze con la punta del mio muscolo fino ad intrufolarmi in quelle carni morbide dischiudendo le labbra della sua intimità. Intraprendentemente la mia lingua si insinuava nei più caldi anfratti del suo corpo mentre si inumidiva sempre di più bagnandosi dei suoi umori tiepidi e salati. Nonostante l’agitazione le mie pratiche sembravano piacerle, e io potevo apprezzare la sua salsedine sul mio viso. Indagare i suoi rosei segreti con la lingua eccitava sempre più anche me, che con più vigore e decisione laccavo la sua vulva.
Il nostro esperimento fu interrotto da dei passi sulle scale che indicavano il ritorno del resto delle nostre famiglie. Cercando di celare al meglio l’imbarazzo ci rivestimmo e scendemmo ad aiutare a preparare il pranzo. Trascorremmo il resto della giornata cercando di evitare gli sguardi l’una dell’altra, come se questi potessero svelare in qualche modo il nostro piccante segreto. In cuor mio iniziai a temere che la mia intraprendenza potesse aver rovinato la nostra amicizia, mentre egoisticamente continuavo ad apprezzare i libidinosi ricordi di quella mattinata sperando che la cosa potesse ripetersi al più presto.
I rapporti tra noi continuarono ad essere piuttosto distaccati per un paio di giorni, fino a quando una sera Sandra si intrufolò in camera mia svegliandomi dal torpore che cominciava ad impadronirsi dei miei tessuti.
-“Ei, dormi?”
-“Non ancora, dimmi.”
-“Ripensavo all’altro giorno. Non mi è dispiaciuto il nostro esperimento, mi farebbe piacere se ogni tanto… insomma.. riprovassimo. Potrei ricambiarti il favore, o fare qualcosa di nuovo. Sempre se ti va.”
La guardai teneramente e sorrisi, facendole spazio nel mio letto. La nostra amicizia non era rovinata, anzi, si era arricchita di un’intimità nuova, di un segreto più segreto degli altri, di una sfumatura più sincera e particolare che aveva contribuito a legarci ancora di più. Le cose forse non sarebbero state mai più come prima, ma sarebbero potute essere anche migliori.
Dormimmo abbracciate come ai vecchi tempi, forse un po’ più vicine.