La mia prima chiamata da centralinista per i numeri porno

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Essere studentessa universitaria fuori sede non è sempre una cosa facile. O, perlomeno, non è stato facile per me che da un paesino del Meridione ho scelto di frequentare la prestigiosa Università di Milano.
Non è facile se non hai i genitori che ti aiutano economicamente, come nel mio caso, per cui sei costretta a trovare lavoretti che possano permetterti di affrontare le spese quotidiane.
I miei 19 anni e la tanta voglia di ‘evadere’ dal Sud per fare una esperienza di vita formativa, mi hanno subito messo nella condizione di accettare il rischio derivato dal non sapere come fare per mantenermi nel capoluogo lombardo.
Trovata una sistemazione (una camera tutta per me in un appartamento affittato da altre ragazze), ho speso i miei primi giorni a Milano per girare e conoscere una città che non conoscevo affatto.
Mi resi subito conto che le proposte di lavoro erano tutte indirizzate verso il mondo dell’intermediazione e, quindi, nessuno stipendio ma solo commissioni: praticamente il vuoto assoluto.

Quasi terminati i miei pochi risparmi, trovare qualcosa da fare era divenuta l’unica priorità in quel momento e, tramite una compagna di università, venni a sapere che potevo guadagnare bene se mi fossi proposta come webcam girl o se avessi accettato di essere una operatrice dei numeri porno 899.
Avevo sempre avuto un buon rapporto con il sesso che sfruttavo pienamente anche cosciente del fatto che ero una bella ragazza dal fisico invidiabile.

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L’idea di divenire una webcam girl mi attizzava non poco perché stimolava quella parte di esibizionismo che avevo sempre posseduto da quando mi ero resa conto, da ragazza, di essere attraente per i maschi della mia età.
La profonde radici subculturali del Meridione, però, erano dure da tranciare di netto e se anche mi eccitava l’idea di essere l’oggetto del desiderio di maschi che di fronte ad uno schermo si masturbavano vedendo come giocavo con il mio corpo, dall’altra parte temevo che qualche conoscente (magari un compagno di studi o anche uno dei miei docenti) potevano vedere che razza di studentessa zoccola potevo essere.
La linea erotica dei numeri porno, invece, mi permetteva di essere troia al 100% ma senza compromettere la mia immagine e questo fatto metteva al sicuro la mia privacy.

Decisi che dovevo fare un tentativo e vedere come andava quella collaborazione virtuale della quale ricavavo una certa percentuali sui costi che gli utenti sarebbero andati a pagare per farsi una sega al telefono.

Definiti i vari passaggi logistici, il mio telefonino iniziò a squillare ricevendo di rimbalzo le chiamate dirottate dalla linea porno. Il mio ‘raggio di azione’ era quello che dovevo incarnare una studentesca zoccola che, in fondo, rappresentava quello che io ero.
La prima chiamata che giunse, mi colse alla sprovvista e anche se avevo una SIM appositamente dedicata a questa attività, mi assalì il dubbio che forse era qualche mio conoscente che mi stava chiamando.
Risposi quasi timidamente.

‘Pronto?’
‘Ciao bella. Voglio godere insieme a te. Mi trovo solo in casa e ho tanta voglia di farmi un segone. Descrivi come sei fatta e cosa stai facendo’.

La voce sembrava essere di un uomo che conoscevo ma non avevo idea se ciò fosse solo una mia impressione oppure se davvero la coincidenza mi avesse messo in contatto con qualcuno che davvero conoscevo. L’incertezza durò solo una frazione di secondo, poi risposi.
‘Ciao, mi chiamo Isabella e sono una studentessa fuori sede. Ho lunghi capelli neri che sono raccolti a coda di cavallo e quando mi hai chiamato, stavo asciugandomi dopo la doccia’.
‘Interessante – continuò lo sconosciuto- allora sei nuda…descrivimi il tuo corpo’.
‘Ho un fisico longilineo e ben disegnato e, se mi vedessi ora, non potresti non notare la mia terza di seno. Mi piace, quando sono nuda, accarezzarmi dolcemente le tette soffermandomi sui capezzoli che amo strizzare un poco e questo mi eccita’. Le parole mi uscivano da sole.

Sei porca allora?’ proseguì la voce.
‘Si, sono una vera ninfomane perché amo succhiare il cazzo e poi impalarmici sopra cavalcandolo in modo forsennato’.
Sentivo il respiro dello sconosciuto farsi sempre più pesante e potevo intuire quello che stava facendo. L’idea di un uomo che si stava masturbando mentre parlavo al telefono, aveva eccitato anche me e presi ad accarezzarmi la fichetta che si stava aprendo in modo deciso.

‘Ti sento…stai menandotelo. Dimmi com’è…’ gli chiesi.
‘È lungo e duro e sto per godere sognando di schizzarti tutta la mia sborra sopra il tuo bel visino con gli occhiali da secchiona’.

Le mie dita affusolate erano già penetrate nella vagina e cercavo la parete dove era situato il mio punto G per dargli colpetti decisi mentre tracimavo già di piacere.
Ai suoi singulti si abbinarono i miei e non ci volle molta immaginazione nel capire che stavamo raggiungendo l’orgasmo nello stesso momento.
‘Sei bravissima e mi piacerebbe nuovamente stare con te’ concluse il fantomatico partner telefonico, prima di salutarmi e riagganciare pago del piacere appena raggiunto.
Chiusi gli occhi e vidi quanti minuti gli avevo dedicato. Avevo iniziato il mio lavoro.

L’esperienza appena vissuta mi aveva convinto del fatto che anche oggettivamente potevo essere una ragazza zoccola pronta a tutto nonostante apparissi come una normale ragazza acqua e sapone appena giunta dal Sud. E lo potevo fare senza che nessuno sospettasse di nulla. Certo, il mio corpo e la mia avvenenza avevano già riscosso un certo successo tra gli studenti del mio corso ma non era difficile comprendere quanto, anche attempati e maturi professori, erano interessati a scrutare al di sotto dei miei vestiti per immaginare quali bellezze si celassero dietro.

Il lavoro di centralinista di numeri porno proseguì ininterrottamente tanto che arrivava un momento nel quale, esausta per i troppi ditalini che mi tiravo, dovevo spegnere il cellulare per non ricevere più chiamate.
Alla fine del primo mese di lavoro, come da accordi, mi vennero saldate le mie competenze e con estremo piacere vidi che il mio conto in banca era aumentato di quasi duemila euro.

Soddisfatta del mio lavoro, con il tempo affinai la tecnica e il modo di pormi al cliente che chiamava l’899 al fine di renderlo entusiasta di quanto riceveva in cambio e permettermi di creare una sorta di portafoglio clienti che avrebbero cercato espressamente di ricevere la mia compagnia, il che si traduceva in maggiori guadagni.
Inutile dire che continuavo a cercare il ‘proprietario’ della voce occasionale e molte volte, riuscii a collegarla a conoscenti di varia natura, fino a scoprire che uno di questi, era proprio il mio professore con il quale mi divertii come il gatto con il topo.
Volete sapere come ho fatto a prendere 30 all’esame sostenuto con lui? Non è difficile..